giovedì 8 aprile 2010

Il derby di Di Michele

Da quell’uno a cinque con il Cittadella è passato del tempo. E il tempo, si sa, cancella tutto. Soprattutto se, nel frattempo, il feeling con il risultato è stato totalmente recuperato. Un mese dopo, il Lecce è sempre solo, davanti a tutti. Ed è sempre più vicino al traguardo: anche se è consigliabile non sbilanciarsi tanto. L’esperienza insegna. Ma la flessione fisiologica è andata, senza inghiottire la squadra e sbriciolare lo svantaggio dalle inseguitrici. Merito anche di coach De Canio, che ha saputo governare il momento. E merito dell’ambiente, che non si è piegato alle perfidie del cattivo umore (ma, psicologicamente, le incertezze della concorrenza aiutano sempre e va detto). Merito, pure, della ritrovata lucidità di pedine importanti: come Angelo, per esempio: alle cui prestazioni è legato il momento migliore della squadra. O come Corvia, tornato a graffiare. E alla lievitazione di Di Michele, un contributo suplettivo arrivato dal mercato di gennaio che è riuscito ad inserirsi compiutamente, timbrando il tabellino con discreta regolarità. E che sgomiterà per segnare ancora al prossimo avversario, che è poi un vecchio amore consumatosi in fretta, il Torino: il club con il quale è tuttora tesserato e dove non è detto che torni a fine stagione. Troppe miglia e troppe polemiche, ormai, dividono l’artigliere dalla società granata. Quanto basta per caricarlo e per allontanare certe polemiche. Per dimostrare l’infondatezza delle calunnie. Per spiegare che non era Di Michele il problema (o uno dei problemi) del Torino di ieri. Ma che può essere, invece, l’uomo in più del Lecce di sabato.