sabato 4 dicembre 2010

Una sola controindicazione: arriva dal Bari

Souleymane Diamoutène è un difensore atletico, fisico. Di quelli che, talvolta, firmano qualche ritaglio di calcio discreto. O, più semplicemente, un gesto importante: come una rete di buona fattura. Molto più spesso, piuttosto, delude per scarsa applicazione, per amnesie evidenti. Come spiegano diversi anni di calcio italiano. Anche per questo, forse, a Roma, a Bari ed anche a Lecce non lo ricordano con affetto particolare. Quest’anno, poi, è rientrato in Salento, dopo averci già giocato, in passato. Ma De Canio, per la verità, l’ha sempre impiegato poco. Anzi, si è rivisto ultimamente. Scatenando, in un pomeriggio qualunque di una settimana grigia, il malumore di alcuni supporters giallorossi. Entrati sul terreno di Calimera, sede della preparazione quotidiana, per aggredirlo: non solo verbalmente, pare. Arriva dal Bari, il più nemico dei club del Paese. E non merita di vestire più la maglia del Lecce. Che se la tolga, immediatamente. Per di più, è anche maliano, dunque di colore. Frasi razziste e comportamenti xenofobi che, più tardi, lo stesso Diamoutène ha smentito. O mitigato. Smorzando la tensione, sbrecciando il clamore, limando le polemiche. Provando, da sùbito, a ricucire il rapporto, per quanto possibile. O a spegnere i riflettori sul caso. Che, magari, potrà passare più agevolmente attraverso il filtro del tempo, che tutto cancella. Anche se rimarrà sul fondo della questione il concetto che piace al tifo più estremo: di pelle nera va bene, ma che non venga da Bari.