giovedì 19 maggio 2011

Lecce-De Canio, contratto sciolto

Il campionato è finito, gli attori salutano. E se ne vanno. Chi può, almeno. E chi lo vuole fortemente, senza se e senza ma. Sapendo di potendoselo permettere. Perché possiede già un’alternativa. O anche se non la possiede. Perché geloso della sua identità, del suo orgoglio. Gigi De Canio è uno di quelli. Rinuncerà al contratto già stipulato, che gli avrebbe consentito di rimanere sulla panca del Lecce, condotto ala salvezza. Anche e soprattutto, come scrivevamo recentemente, per demeriti altrui (Sampdoria), ma pure con innegabili meriti propri: un risultato, qualunque sia, è sempre un traguardo da strappare. E non ci riescono tutti. Sui titoli di coda, il coach annuncia il disimpegno. Interrompendo il progetto avviato: anche attorno alla sua stessa figura di allenatore-manager. Situazione insolita: almeno in Italia. La decisione non è propriamente fondata su questioni, diciamo così, tecniche: è la nostra impressione, se non altro. Ma affonda nei meandri di una questione ambientale che il tecnico ha evidentemente subito e sopportato a lungo, senza fiatare. Conservando, tuttavia, l’aplomb e continuando a lavorare, come se niente fosse accaduto. La contestazione (esterna e, in un certo periodo del torneo, anche interna) ha scavato, corroso. E, evidentemente, logorato il rapporto di fiducia tra l’allenatore e la società. Segnato un solco, ecco. Ricoperto a bitume per un po’, sino al termine della stagione. Meglio ancora, sino alla salvezza. De Canio, a suo modo, si è vendicato. Anche se, magari, non lo dirà mai. Né lo renderà noto la società: sono cose che non si dicono. Meglio le frasi di circostanza, quelle che non fanno rumore.