Il Bari s’infila nel lungo tunnel di vacanza (si fa per
dire: il mese di stop è utile soprattutto per rivedere la preparazione
atletica, quindi è un momento di sana fatica) con il sapore buono dei tre
punti, che cancella l’alito delle prestazione consumata precedentemente di
fronte allo Spezia. Il successo di Novara, cioè, scalza il ricordo dell’ultimo
match del San Nicola: aiutando la società a pensare positivo (la realtà è dura:
le difficoltà di gestione si stanno inasprendo e, in più, sta per abbattersi
sul club una nuova penalizzazione di un punto) e consentendo ad Alberti e
Zavettieri di rinsaldare la panchina. Per il diesse Angelozzi, piuttosto, si
apre un periodo di fibrillazioni e di lavoro: perché il mercato rischia di
modificare il volto di una squadra che, al di là dell’inesperienza di fondo,
riesce a praticare spesso un calcio assai più che discreto, anche se non sempre
remunerativo. Ma, ovviamente, per mercato si intende soprattutto movimenti in
uscita: il Bari non può spendere e deve, invece, incassare. E’ una necessità,
punto. E da qui occorre ripartire. Sciaudone sta per lasciare l’Adriatico,
pare. E qualcun altro potrebbe seguirlo. Conosciamo il rischio che potrebbe
comportare anche una sola di queste cessioni eccellenti. E già intuiamo la scia
di pessimismo che si porterebbe dietro. Condita, magari, da una nuova ondata di
insoddisfazione popolare. Ma così è: e, in questa situazione, è necessario
continuare a navigare, chissà per quanto. Non c’è altra soluzione,
all’orizzonte. Se, da una parte, resta ben visibile il fosso della terza serie,
dall’altra è ancora vivo il pericolo finale: quello dell’umiliazione, della
liquidazione totale. Che, tuttavia, neppure una robusta campagna di
indebolimento scongiurerebbe, giusto per essere chiari. E, allora, scegliere il
male minore diventa abbastanza semplice. Per tutti.