E, adesso, qualcuno non capirà. Meglio: già non sta capendo.
Non sta decodificando e non riuscirà a tradurre con parole semplici l’esonero
di Claudio De Luca, allontanato della panca del Monopoli in coda
all’impronunciabile quattro a zero di Brindisi. Se è vero, come è vero (la notizia
è del pomeriggio di oggi, proprio quando Sgobba, Sciannimanico e Renna, tre
potenziali sostituti, attendevano un cenno definitivo dal club adriatico), che
l’allenatore di Castellana si è ripreso l’incarico neppure ventiquattr’ore dopo
la sentenza di condanna. Esatto: é come se non fosse accaduto nulla. Anche se
qualcosa, evidentemente, è successo. E non parliamo della sotterranea
sollevazione della squadra: che, di fatto, sembra non ci sia stata. Al di là di quanto si
é detto e scritto. E’ accaduto qualcosa, per forza. Tipo: Vito Laruccia,
dirigente con la maggior esposizione economica, potrebbe aver convinto i suoi partner a rivedere la situazione, mai
pienamente condivisa da colui che rimane il presidente storico del sodalizio.
Oppure: esistono dinamiche parallele al campo di gioco che pesano. E che non
possono essere ignorate: di questi tempi, innanzi tutto. In cui le quote
societarie possiedono diversi padroni. Oppure, dietro, c’è altro che ci sfugge.
Intanto, la questione, per come si è evoluta, non piace e non piacerà ad una
fetta della tifoseria, quella più calda e presente. E questo è un fatto. Che
non ci vieta neppure di pensare alle polemiche che starebbero per strisciare in
queste ore o in quelle immediatamente successive. Mentre viaggia, nella rete e
nelle parole di strada, la sensazione di un autogol: piovuto nella serata di
lunedì, all’epoca dell’esonero. O il martedì, il giorno della redenzione.
Caduta un’ipotesi, resta sempre l’altra.