Il presidente Canonico,
appena cinque giorni fa, puniva l’irrazionale e vendicativa irruzione della
frangia più calda della tifoseria biscegliese, azzerando il piano di rilancio
della squadra e, sostanzialmente, firmando il proprio disimpegno. E ieri, ad
Ostuni, un altro presidente (Luca Marzio) ha praticamente sgomberato parte
della tribuna, delegittimando la presenza degli ultras. Colpevoli di aver lanciato in campo materiale pirotecnico
e, soprattutto, di aver stordito – senza successive conseguenze, peraltro – un
assistente di linea, durante il match tra la formazione di casa e il Galatina (campionato
di Eccellenza). Sembra che - timidamente, lentamente - il pallone di casa
nostra e, principalmente, i suoi gestori
comincino a svegliarsi, a ribellarsi ad un certo trend. Sono piccoli segnali, ma indicativi. Che rallegrano non
poco. Se certe turbolenze si affacciano pure in provincia, è proprio la
periferia dell’impero a mobilitarsi: con misure concrete. Sembra una traccia,
un messaggio. E sono misure che meritano un sostegno, anche e soprattutto da
parte delle istituzioni: morale e, innanzi tutto, pratico. Se, poi, è proprio la Puglia a dettare una determinata
linea, ben venga. Sperando che i fatti di Bisceglie e di Ostuni non si rivelino
solo una semplice coincidenza. Intanto, dove non arrivano le restrizioni, i
tesseramenti, i prefiltraggi e tutto il resto, emerge il buon senso. L’ultima
stampella a cui ci è concesso aggrapparci.