Nella domenica del diluvio si
fermano forzatamente il Taranto e il Francavilla, il Matera e il Marcianise:
infiacchendo l’irriverenza (e la bellezza) del calendario, che avrebbe voluto
contrapporre quattro delle prime sei concorrenti del girone appulocampano di
serie D. A Brindisi, tuttavia, si gioca. Anche se il terreno è ovviamente
pesante. C’è la Turris:
e il fascino di una sfida importante, malgrado l’afflosciamento temporaneo
delle prospettive dei campani, peraltro rimaneggiati in prossimità della
rivoluzione tecnica di metà stagione, si sente tutto. Anche per questo, la
gente di Ciullo e la formazione di Pensabene, coach all’esordio, faticano a
ragionare. La Turris
è contratta, preoccupata: e, a lavori in corso, preferisce badare alla
quantità. Tralasciando decisamente la qualità della manovra. Il Brindisi, di
contro, è nervoso. E si esprime con lanci lunghi. Le condizioni del campo
incidono, evidentemente: ma difetta la fluidità di altre occasioni. Con il
tempo, però, le cose migliori sono degli adriatici, che ampliano la supremazia
territoriale e rafforzano la pressione. Ma Gambino, al rientro dopo tre turni
di squalifica, non è irreprensibile. La sosta, probabilmente, lo ha
arrugginito: oltre tutto, l’estremo torrese Liccardo gli si oppone dagli undici
metri, ad inizio della ripresa. Dopo il penalty fallito c’è solo il Brindisi: la Turris si difende soltanto.
Pellecchia coglie il palo, però a De Martino e soci difetta la marcia in più,
il guizzo. Il pari senza marcature, alla fine, trattiene il Brindisi: senza
rilanciare i campani. Dalla sfida, infine, fioccano altre indicazioni. La più
vistosa: malgrado il Brindisi abbia terminato il match con tre punte di peso
(Gambino, Tedesco e Albano), la fase di possesso non si è finalizzata. E’
mancato il gol. Cioè, è mancato Gambino. Che i compagni di squadra non sempre
possono sostituire.