Il Brindisi perde male –
molto male – anche sul campo del San Severo (non è una novità, per la
formazione di Totò Ciullo, sfigurare di fronte a formazioni teoricamente niente
affatto trascendentali) e, nell’ambiente, sgomita la sensazione che qualcuno,
all’interno dell’organico, abbia volentieri sperato nell’insuccesso con scarso
decoro per poter contare, immediatamente dopo, sullo svincolo. E, di
conseguenza, sul trasferimento, proprio in dirittura d’arrivo della seconda
sessione di calciomercato. Non ne fa mistero, del resto, neppure il presidente
Flora: che abbandona gli spalti del neutro
di Lucera prima del novantesimo, precisando con rabbia che nessuno lascerà
Brindisi. E che, anzi, la squadra verrà potenziata ulteriormente. Al di là
degli episodi e di certe oscure pieghe, sull’Adriatico sta accadendo qualcosa.
La squadra si è inabissata in una certa mediocrità di fondo e, soprattutto, le
operazioni di mercato sembrano aver corroso – più del previsto, più del normale
– la quotidianità del club. Mentre, sullo sfondo, passano determinate immagini già
viste negli studi televisivi di un’emittente locale e le polemiche, ancora recenti,
consumate tra lo stesso Flora e il direttore generale Carbonella, tra il
presidente e un procuratore assai vicino (un tempo, almeno) alle scrivanie di
via Brin. Tanto per capirci, proprio mentre scriviamo, sembra dissolversi anche
la pace temporanea tra i due massimi dirigenti brindisini: condizione che
porterebbe, questa volta definitivamente, il diggì lontano dal Brindisi che
sarà. Epilogo inevitabile, ma – probabilmente – anche opportuno: se la situazione
si è incancrenita, meglio recidere il rapporto. Sarà meglio per tutti. In
queste ore, intanto, la società potrebbe rafforzare l’elenco a disposizione del
trainer (con Marinucci Palermo? Con altri nomi?), zittendo ulteriori illazioni
e nuovi sospetti. E, magari, provare a rimarginare in fretta la ferita di
Lucera: che rimane, però, profonda. Anche perché patita in casa di un San
Severo decimato dalle ultime evoluzioni di mercato e, perciò, scarsamente
accreditato. Un San Severo liberatosi di molti fedelissimi del tecnico Rufini
(che, comunque, continua – almeno ufficialmente – a sposare la filosofia
societaria) e rimodellato attorno ad interpreti meno considerati, ma
evidentemente dotati di maggior appetito e di stimoli superiori. Proprio due
ingredienti che, attualmente, fanno difetto al Brindisi. Due storie distinte e
inversamente proporzionali: questa riapertura del mercato rischia di
terremotare il campionato. O di condizionarlo, chissà per quanto. Davanti e
indietro.