Il derby con il Taranto è perso. E, con il derby, anche ogni oggettiva
possibilità di promozione. Almeno quella in prima battuta. Perché, se non
altro, la battaglia per inserirsi nella griglia dei playoff continua. Malgrado,
adesso, i desideri del Monopoli non siano affatto blindati (Francavilla e
Brindisi inseguono e sperano ancora). O tutelati: né dal calendario (gli
adriatici, ad esempio, domenica riposano e poi incontreranno il Marcianise), né
dal nuovo profilo psicologico del gruppo, adesso obbligato ad assorbire in
fretta l’ultima mazzata e, quindi, a reagire. Sì, il derby si consuma senza gloria
e l’ambiente monopolitano deglutisce molto male il responso del campo.
Scagliandosi soprattutto sul condottiero della squadra, ritenuto il
responsabile principale della prima caduta stagionale al Veneziani: per la formazione proposta all’inizio della sfida, più
che per l’atteggiamento speso sul campo nella seconda parte della gara. Claudio
De Luca, oltre tutto, al novantesimo dribbla l’appuntamento rituale sotto la
curva. E il particolare non sfugge agli affezionati più intransigenti: anche
perché l’episodio si nutre di qualche precedente che ha contribuito, nel
recente passato, ad allontanare le posizioni del tecnico di Castellana da quelle della tifoseria. Che, peraltro, tributa
alla squadra applausi sinceri. Questo passaggio, in realtà, ratifica lo
sgretolamento di un rapporto già abbondantemente deteriorato. E che la
situazione caotica venutasi a creare dopo la partita di Brindisi ha abbruttito.
De Luca, inoltre, finisce per scontare le asperità di altre contingenze, come
il diverbio avvenuto proprio domenica
scorsa in tribuna tra un suo parente stretto e alcuni supporters. Di certo, tuttavia, nella mattina di ieri si sparge
la voce delle sue dimissioni: ma chi conosce un po’ il carattere del tecnico,
fatica a crederci. Di fatto, però, la società decide di intervenire
compiutamente: e, dal summit serale,
sempre di ieri, scivola una notizia
abbondantemente prevista. Le strade si separano. E, ufficialmente, si tratta
proprio di dimissioni: anche se resta forte la sensazione di una motivazione di
comodo. Esonero oppure no, comunque, cambia poco. L’epilogo, alla piazza, è
gradito. Forse pure inutile, ma forse no. Perché l’incompatibilità ambientale
si è fatta, giorno dopo giorno, sempre più pressante. Perché, se ben sfruttato,
il cambio di panca (arriva, nel frattempo Elio Cocco, sin qui responsabile
della formazione Juniores) potrebbe
inaugurare, in anticipo sui tempi, la pianificazione della stagione che verrà.
E soprattutto perché, ad un mese dal traguardo, il club comincia seriamente a
temere anche l’esclusione dall’appendice dei playoff: un accadimento che,
oggettivamente, si trascinerebbe appresso il sapore del fallimento.