C’era una squadra incerta ed ingenua, minacciata da complicazioni
societarie stringenti, in difficoltà palese sull’erba amica, immatura nella
gestione dei passaggi fondamentali: era il Grottaglie di Alberto Bosco,
esautorato a metà del cammino, prima della rivisitazione tecnica e del
consolidamento del club. Così, Giacomo Pettinicchio ereditava una classifica
affaticata e un organico migliorato negli uomini e arricchito numericamente: e,
con le energie nuove, l’esperienza del nocchiero e il lavoro, lievitavano la
produzione di gioco, l’abitudine al risultato e, dunque, le speranze. Il nuovo
Grottaglie, lentamente, si arrampicava sulla classifica, avvicinandosi al
traguardo. Rifiutando idealmente persino la prospettiva dei playout, così
scomodi e misteriosi. Rivolgendosi, in seconda persona, anche alle big del torneo. Pur senza ottenere,
tante volte, la moneta che avrebbe pienamente meritato. Ecco, proprio in questo
segmento temporale, segnato da un’evoluzione strutturale e tecnica, cominciava
invece a propagarsi il male: figlio legittimo di un’involuzione mentale, ovvero
psicologica. Contraccolpo violento, verrebbe da dire: la scarsissima resa, a
fronte del buon calcio espresso, finiva per spegnere la squadra, velocemente. Proprio
mentre il calendario si addolciva. Proprio mentre la concorrenza si
risvegliava. Guardare la classifica, in questo momento, impaurisce: il
Gladiator, ultimo, è appena un passo indietro. La Puteolana ha appena
formalizzato il sorpasso. Qualche scontro diretto (a Metaponto, in casa con il
Vico, sul sintetico di Manfredonia) è transitato invano, lasciando in dote
appena un punto: che, poi, è l’unica e insufficiente soddisfazione degli ultimi
due mesi. E i playout, alla fine, sono addirittura un’incombenza niente affatto
scontata, eppure da salutare volentieri. L’ultimo capitolo, in terra sipontina,
illustra sapientemente il crollo verticale. E fotografa le fatiche di una
squadra che non sa più reagire alle avversità. Schiacciata, probabilmente, dalla
sua stessa (e genetica) fragilità. Che l’ordine tattico e la manovra più
spigliata, sicuramente, hanno occultato per un po’: senza, tuttavia, annientare.
E scoprendo il lato più intimo e debole del carattere del Grottaglie: quel
carattere che la società, adesso, pretende. Ringhiando.