La lunga rincorsa irrobustisce i muscoli e gli appetiti del Lecce, che sull'erba di casa si
scrolla pure lo spessore del Frosinone, sin qui leader di un campionato che ancora non conosce nitidamente il suo
stesso destino. Due a zero secco, legittimato dagli eventi, di forza e rabbia,
di decisione e fame. E’ il successo del sorpasso in graduatoria, che però non significa prima
piazza. Ne approfitta, piuttosto, il Perugia di Camplone, nuovo favorito numero
uno al salto di categoria senza passare per la pericolosa via dei playoff. La
gente di Lerda si accoda, un punto dietro. E sembra in grado di poter ruggire
sino in fondo, di dire la sua sino all’ultimo minuto. Ma il calendario è nemico
e si beffa del Lecce, che può contare su una gara in meno, in confronto alla
concorrenza: il turno di riposo, proprio all’ultima giornata, è un ostacolo
troppo alto per essere bypassato con nonchalance. Nella domenica della
verità, cioè, la realtà si racconta per quella che è: magari, la rincorsa può
regalare il miglior piazzamento nella griglia degli spareggi di fine stagione. Ma
non di più. Anche se il pallone non è scienza esatta e, in determinate
situazioni, tutto può accadere. Tanto che, nel Salento, la religione impone di
confidare ancora e di battersi sino a quando la matematica spiegherà l’evidenza.
Ragionevolmente, però, la storia della promozione diretta sembra già scritta e
il Lecce non fa parte di questa storia. La regular
season si esaurisce troppo presto. O, meglio, la squadra ha guadagnato
sostanza e continuità troppo tardi. Ma il futuro prossimo, oggi, non fa troppa
paura. Gode di buona salute, questo Lecce. Le gambe stanno reggendo: non si
spiegherebbero, del resto, un rush
finale così sciolto e l’alta produttività degli ultimi tempi. E, se il fiato
non manca, di solito funziona anche la testa: guadagnarsi l’accesso alla B in
seconda battuta non è poi così proibitivo. Provarci è un diritto, più che un
dovere.