Il calore della propria gente, appena ritrovato. L’ottimismo, rubato a
fatica tra spifferi di gelida incertezza. E una nuova società, sorta tra i
misteri di un’asta fallimentare e una corsa al rialzo. Il Bari aveva quasi
tutto: nuovi padroni, ancora non sappiamo distintamente quali, compresi. Ma
rappresentati da un personaggio di solida notorietà, ancorché contestato a metà
dell’opera: Gianluca Paparesta. Mancava soltanto il passaporto per i playoff,
un traguardo inimmaginabile prima e anche durante il campionato. Anche un mese
fa. Eppure, diventato obiettivo concreto, nel tempo. Perseguibile. Malgrado
tutto. Nonostante tanti fattori avversi. Ultima tornata di regular season, sognare si può. Ancora. Unico risultato utile, il
successo. E avversario ruvido, per questione di urgenze opposte: il Novara
assetato di punti. La squadra di Alberti e Zavettieri, però, marcia in
compagnia di cinquantamila fedeli. Silenziosi, distratti o lontani per anni. Ma
recuperati nel momento del bisogno, in quell’arco temporale che segna il
tramonto di un’epoca e l’alba di giorni nuovi. Cinquantamila fedeli tutti
assieme, oltre le reti di recinzione. Prima in fila, davanti ai tornelli. E poi
sui gradoni. Dove, si dice, non sarebbe transitato neppure un sospiro. O un
dubbio. Il Bari e la sua gente. Lo stadio che esplode, quasi. E, di fronte, un
avversario già condannato agli spareggi: prima di giocare. Ma il match è lungo
e neppure tanto facile. L’avversario resiste, anche se il Bari preme. Per
quarantacinque minuti. Anzi, l’avversario è subdolo. Intervallo, si riparte. E
il Novara passa e se ne compiace. Vedendo la salvezza diretta, addirittura. Ma
non è finita. Non può essere finita. La favola non può evaporare così. Perché
questa è la favola del Bari che non muore mai. Del Bari che reagisce, che non
si scompone, che urla e graffia. Edgar Çani è un albanese
arrivato in Italia assai giovane, nel millenovecentonovantuno, in un giorno che
nemmeno lui ricorda. Ma che è impresso nella memoria collettiva della gente di
Puglia, della gente di Bari. Il giorno della Vlora, quel barcone sovraccarico
di uomini e donne alla ricerca di un presente, ancor prima che di un futuro. Çani è un albanese accolto
da Bari e sùbito partito, direzione Umbria. Per diventare, più tardi,
calciatore. E per frequentare punti differenti della penisola: da Palermo a
Padova, da Piacenza a Catania. Ma passando pure per la Polonia. Che, però, Bari
e il Bari riacquisiscono, quasi per caso, nel mercato suppletivo di metà
stagione. Poche apparizioni, un po’ di panchina. Quindi, l’opportunità della
partita decisiva. Suo è il sigillo del pari. Suo è il gol del raddoppio. Quello
che prelude alla terza marcatura di Polenta, dagli undici metri, e al quattro a
uno definitivo e spettacolare firmato da Beltrame. A Varese,
contemporaneamente, affonda il Siena. E, dunque, è festa. Bari ai playoff: Dopo
una rincorsa frizzante. Dopo aver temuto i playout per mesi bui. Ma con lo
spirito di sempre. Con entusiasmo nuovo. E con una società pienamente
funzionante, soprattutto. E’ la favola del Bari. E anche di Edgar Çani. Ventitre anni dopo,
il favore è ricambiato.