Tre anni
per disegnare un Foggia da B. La società ci crede. Pensando di riconsegnare le
chiavi del progetto a Pasquale Padalino, caudillo
di una squadra transitata con qualche difficoltà dalla serie D, ma approdata
(con innegabili meriti da ascrivere al club) prima nell’ormai estinta C2 e,
dunque, nella terza serie unica. Allenatore emergente, Padalino. E, dunque,
sufficientemente ambizioso. E ben considerato anche al di là del territorio
comunale: per un passato di discreto prestigio e per un presente interessante.
Amato, peraltro, pure dalla sua stessa gente. Che, magari, non gli ha neppure
risparmiato – prima, durante e dopo la rincorsa alla C – qualche critica
circostanziata. Spesso condivisa, dietro le scrivanie, da chi regge il Foggia.
Comunque, un foggiano. Un pezzo di Foggia, Padalino. E, probabilmente, anche
l’anello di congiunzione di questa macchina assemblata in fretta, due anni fa.
E ritrovatasi esattamente dov’era, prima del fallimento. In anticipo sui tempi.
Padalino, però, si rifiuta di continuare a guidare il Foggia. C’è la proposta
formalizzata dal presidente Lo Campo, che qualsiasi foggiano non scarterebbe
mai. Ma non l’approvazione del tecnico. Che, invece, lascia cadere la
trattativa: guardando oltre, chissà. Forse alla serie B, quella immediata.
Sembra che le richieste non manchino, del resto. Vedremo. Tre anni, per scalare
un altro gradino, sono troppi: o, almeno, così riusciamo a decifrare tra una
dichiarazione e un’altra. Padalino, probabilmente, non ama sprecare i giorni.
Oppure, questa forma di diniego è soltanto la più elegante tra quelle a
disposizione per giustificare le riserve su un progetto che, evidentemente, non
lo convince molto. Eppure, qualcosa ci suggerisce che Padalino, in fondo, non
sbaglia a lasciare l’incarico e a proseguire per suo conto, altrove. Perché
lascia da vincente. O da vincitore. Nel momento più felice della propria
avventura sulla panchina di casa. Dribblando il rischio e, quindi, preferendo
la comodità di un’altra sfida, lontano. Ma lasciando, dietro di sé, anche il
ricordo migliore. Scelta di convenienza, può darsi. Fredda e calcolata, può
essere. Una di quella in cui la testa prevale sul cuore. Ma tecnicamente e
tatticamente ineccepibile. I sentimenti, nel pallone, sono controproducenti,
troppo spesso.