Tempo di playoff. E’ il momento di esibire gambe e testa. E il Taranto,
mentalmente, è più pronto del Marcianise, protagonista nella regular season, ma un po’ distante e non
eccessivamente convinto nella lotteria degli spareggi di fine campionato. Che,
forse, serviranno e, forse, no: ma che, intanto, andrebbero affrontati con più
intensità e maggiore presenza scenica. Eppure, ad un certo punto del match, i
casertani scoprono di poter rincorrere il risultato e, con un uomo in più
(Pulci si fa espellere troppo presto: ancora una volta, la gente di Papagni si
lascia tradire dalla foga, se non dalla tensione), intensificano il ritmo. Lo
svantaggio di un gol, a quel punto, non sembra affatto incolmabile: anche
perché il Taranto ha ormai ceduto troppo campo, avvertendo i sintomi di un
timore diffuso. Ma la manovra della formazione di Fogliamanzillo si sfilaccia
spesso sull’onda di una brillantezza ormai perduta. E, oltre tutto, l’imperizia
del guardasigilli campano Imbimbo regala agli jonici un altro gol, il terzo:
quello che praticamente chiude la sfida. Così Molinari e soci, non senza
soffrire qualcosa, raggiungono nella finale del girone appulocampano di D il
Monopoli, che nel frattempo, si libera della Turris. Ma il responso è,
fondamentalmente, corretto: il Taranto offre qualcosa di più dal punto di vista
della quantità. Malgrado le assenze copiose: tra le quali spicca quella di
Ciarcià, l’unico centrocampista dell’organico sostanzialmente in grado di
assicurare idee e un po’ di qualità. Che due mediani di filtro e fatica come
Muwana e Menicozzo, ovviamente, non possono garantire. Allora, è soprattutto
dalle corsie esterne (piacciono Mignogna e Migoni) che spuntano le cose
migliori. Anche se, poi, la manovra lievita per una ventina di minuti e non di
più: appena il Taranto, cioè, si dota di maggior rapidità e aggressività. E
appena i suoi singoli scavano la differenza (storia vecchia). La storia,
dunque, continua. E si torna in campo prestissimo: mercoledì, per la
precisione. E in campo neutro (e a porte chiuse). Perché, intanto, il giudice
sportivo squalifica lo Iacovone,
turbolento prima e durante il match. Nonostante non sia ancora chiaro se i
grossi petardi esplodono all’interno o all’esterno della struttura (poco
importa: la responsabilità oggettiva del club permane in entrambe le ipotesi). Però,
il derby con il Monopoli, tornato compatto e lucido al momento decisivo (cinque
gol in trasferta fanno morale), sembra voler finalmente premiare il calcio
pugliese di quinta serie, punito dalla maggior concretezza del Matera. Ma,
soprattutto, la squadra che saprà imporsi tecnicamente. Certo, è il momento di
sfruttare testa e gambe. Ma, a parità di motivazioni (che a jonici e adriatici
non mancano, oggettivamente) potrebbe e dovrebbe decidere il calcio prodotto. Almeno
per una volta. Ci sono tutti gli ingredienti per crederlo: e la cosa non ci
dispiace.