Non è un campionato semplice, l’abbiamo detto. Questa
C2 è un magma in cui tutti
combattono tutti e dove non esistono zone franche. Si sale, oppure si
scende:
non c’è una terza via. Oltre tutto, la qualità media si è alzata: anche e
soprattutto per ospitare chi, in C1, non ha trovato ingaggio: e sono
tanti.
Eppure, la partenza del Foggia è meno convincente di quanto ci saremmo
attesi.
L’ultima prestazione, quella consumata a domicilio contro la capolista
Vigor Lamezia,
coincide con una sconfitta che sembra alimentare i primi disagi.
Risultato (netto, zero a due) a
parte, la formazione del confermato Padalino non offre le risposte
giuste a certi quesiti già abbondantemente emersi. Anche se, in fondo,
il collettivo si muove molto meglio di sette
giorni prima (brutta caduta a Teramo). In mezzo al campo si continua a
faticare
abbastanza, dietro si soffre troppo e persino davanti (Giglio non è
ancora
nelle condizioni più rassicuranti, Leonetti pure) qualcosa non quadra.
Qualcuno
sembra aver accusato il salto di categoria. E i nuovi arrivi non
decollano
ancora (anche se, per esempio, dopo un avvio di stagione incerto, Filosa
appare
ora più tonico). Un punto in tre partite, di cui due disputate allo Zaccheria, non è score di cui vantarsi. Tanto che la società continua a guardarsi
attorno (potrebbe firmare Colombaretti, che in Capitanata già conoscono). Di
fronte ai calabresi, il Foggia parte discretamente bene: ma sono gli episodi a
scolpire il match. Poi, l’ordine e l’aggressività degli avversari, contrapposto
alle imperfezioni di Agnelli e soci in entrambe le fasi spiegano molte cose. Però,
il 3-4-3 varato per l’occasione dal coach merita, evidentemente, un’altra chance. Se è vero, come è vero, che lo
stesso Padalino non ha nascosto di aver gradito alcune cose. Del resto,
continuare a modificare puntualmente il modulo potrebbe non servire. Non
adesso, almeno. In un momento in cui, cioè, il Foggia necessita di qualche
certezza. E di un passo più marcato, più sicuro.