sabato 7 febbraio 2009

Dal grande salto alla disillusione

Il grande salto e la disillusione. La distanza tra le due sponde può essere breve. E l’emozione può bruciarsi in pochi giorni. Almany Doumbia giocava (non continuativamente: anzi, talvolta appariva soltanto) in C2, ad Andria. Progressione, muscoli, qualche intuizione: Perinetti, diesse del Bari, lo fa seguire. E, ad inizio del mercato di gennaio, lo porta in B, a casa Conte. Dove esordisce immediatamente, obbligando pure il Treviso alla seconda autorete della giornata. Poi, il ragazzo si adatta alle esigenze comuni: rimanendo ai margini della festa. Quindi, a mercato esaurito, nel momento di stilare la lista degli over da consegnare in Lega, il trainer compie le scelte e sacrifica l'ivoriano: problemi di numero. E, magari, anche di tesseramento: perché Volpato, già ceduto al Piacenza, deve rientrare per un vizio di forma nella pratica di cessione. L’avventura di Doumbia, praticamente, finisce qui. Con pochi minuti di calcio in seconda serie, qualche rimpianto e, magari, qualche imbarazzo. Da dividere in due. Proprio quando sembrava tutto più chiaro, più bello, più invitante. Proprio nel momento dell’illusione. O, più semplicemente, della speranza. Della speranza di chi, sull’erba, corre e suda: partendo dal basso della piramide. Dove ogni centimetro guadagnato è un centimetro sofferto. E dove, appena passa l’occasione, occorre sfruttarla. Per non correre il rischio di doversene pentire. O per non subire l’ombra di uno scrupolo. L’occasione che fugge e che, forse, non si duplica. L’occasione, che poi è un viaggio misterioso. Un viaggio che può accompagnare ovunque, oppure no. E che può interrompersi, all’improvviso. E il viaggio di ritorno, tante volte, è amaro.