venerdì 13 febbraio 2009

Folklore di provincia

Il calcio, qualche volta, sa mantenersi genuino. Un po’ rustico. E non è detto che sia un male, dopo tutto. Ovvio, bisogna scendere nelle viscere del dilettantismo, quello vero: dove, però, ci si può regalare qualche minuto di buon umore. E dove l’arbitro governa da solo, senza l’assistenza tecnica e morale dei collaboratori di linea. Campionato di Terza Categoria: a Lucugnano, frazione di Tricase, arriva la Real Corsanese. Piove, all’improvviso, proprio nel cuore del match. E uno dei due guardalinee di parte (è un dirigente della società, designato appositamente) apre l’ombrello. Comportamento vietato dal rregolamento. E non perdonato dal direttore di gara. Anzi, sanzionato con il cartellino rosso. Procedura, questa, già espletata, in altre occasioni: ma, sicuramente, per motivi diversi. Ferdinando Caputo, il guardalinee colpevole, si è anche verbalmente difeso, arroccandosi sul principio del buon senso. E sul ricordo di analoghi precedenti. Un po’ avrà anche avvertito imbarazzo. E, magari, avrà anche sorriso, ripensandoci: a casa o in piazza, davanti al bar. Intanto, ha colorato di folklore una domenica come tante, sulla terra battuta di un angolo di Puglia. E poi, sul fondo, restano solo un’espulsione e una squalifica a tempo. Caputo, forse non lo sa. O non lo ricorda. Ma andò assai peggio a Grant, tecnico israeliano del Chelsea, non troppo tempo fa: sbeffeggiato su tutti i tabloid del Regno, con l’ombrello in mano, davanti alla panchina, a partita in corso. Sbeffeggiato e sconfitto. E, quindi, esonerato. Allontanato da un altro calcio, dove il folklore si paga davvero. Dove non c’è un bar o una piazza per sorridere.