mercoledì 4 febbraio 2009

Gallipoli, anche il passato conta

Il Gallipoli s’infortuna a Foligno. Perché di infortunio vero si deve argomentare. La caduta, nel recupero, è fastidiosa e pure antipatica: questa volta, funziona poco. Al di là del terreno (pesante) e degli indisponibili. E del penalty calciato (male) da Di Gennaro, a risultato ancora rimediabile. Funziona poco: perché Antonioli e compagni si applicano con svagatezza, difettando nella lettura della gara, reagendo lentamente e non troppo convincentemente. Problemi che, talvolta, possono cooperare e convergere, abbattendosi su una squadra generalmente brillante, ancorchè generosa. A cui nessuno, prima o poi (neanche il Gallipoli capolista), può sottrarsi. Problemi dai quali è giusto, però, attingere insegnamenti pregiati. Soprattutto se la leadership, nonostante tutto, è ancora preservata: c’è sempre un punto in più, da gestire. Ma l’infortunio di Foligno, comunque, provoca pruriti, deturpa la serenità e scuote il presidente Barba. Che, a fine gara, non nasconde delusione e rancore. Usando, come tradizione, parole dure: spese, magari, per rimotivare il gruppo o per stimolarne l’orgoglio, ma forse anche eccessive. Per non dire pericolose. I campionati, da sempre, si vincono con la tecnica, i muscoli e la testa, in campo. Ma anche sugli spalti e dietro le scrivanie: con il buon senso e l’equilibrio. Che, in passato, mancarono nel momento cruciale, assieme ad altre cose. E che, oggi, impongono di sostenere una squadra quasi sempre scrupolosa, a cui va concessa persino una distrazione, qualche volta. Il campionato scorso qualcosa dovrebbe avere insegnato.