Il mercato è adesso. Ma, in D, ci sono club che viaggiano
veloci e società che marciano lente. La questione ripescaggi c’entra pure, seppur
marginalmente. Il contante, in realtà, è scarso e molte strutture, amministrativamente
parlando, si sforzano di reinventarsi. Poi, chi deve scendere in campo prova
ancora ad approfittarne: consapevole del fatto che, più avanti, dovrà
accontentarsi di quel che trova. E, se in Campania è sostanzialmente tutto
abbastanza fermo (tre le eccezioni: la Neapolis di Moxedano, l’Agropoli di Cerruti e il
Torrecuso guidato dal sangiorgese Dellisanti, mentre Scafatese e Sarnese
provano a galleggiare), le pugliesi preferiscono attendere. Un nuovo
proprietario (il Taranto, il Grottaglie), la categoria in cui affrontare la
stagione (il Martina), un’iniezione di energie fresche (il Gallipoli), qualche
idea (il Manfredonia, il San Severo), un po’ di chiarezza gestionale
(l’Andria), gli under per irrorare il
progetto giovane e meno dispendioso varato a giugno (il Monopoli). Mentre,
proprio negli ultimissimi giorni, si è risvegliato il Bisceglie (Canonico
accetta le rassicurazioni di Palazzo di Città e resta al timone, quindi
arrivano l’allenatore De Luca e qualche rinforzo niente male). Del lotto
regionale, infine, resta il Brindisi. Quello che corre più di tutti. Patron
Flora si è fidato un’altra volta delle promesse e dei brindisini. Ma,
soprattutto, del supporto dell’assessore Ingrosso: che, in pratica, dovrà
assicurare gli sponsor che saranno chiamati ad affiancare i sacrifici personali
dell’imprenditore barese. Che, appunto, rilancia. L’operazione serie C è
partita. Rumorosamente. Undici acquisti, tutti di spessore, in pochi giorni.
Molinari, Ciano, Terracciano, Oliveira: ma non solo. Ai quali, vedrete, si
accosteranno altri colpi (il dodicesimo è in dirittura di arrivo). Il
campionato della nuova quarta serie non possiede ancora un elenco di partecipanti
definitivo, ma già dispone di una superfavorita: la squadra riaffidata a
Chiricallo. Undici acquisti e, garantiamo, un impegno economico non
indifferente. Anche se i costi non sono più quelli di qualche anno fa.
L’effetto immediato è il grande entusiasmo che torna sulle rive dell’Adriatico.
Il felice avvio della campagna abbonamenti, peraltro, descrive chiaramente il
momento storico. Per il momento, però, tutto il carico gestionale si poggia
sulle spalle del presidente. Che, come sempre, non si nasconde: uniti si può,
sparigliati si perde. Messaggio chiaro: se gli sponsor non dovessero
affiancarsi, mantenere un tenore di vita così alto diventerà improponibile. E,
in quel caso, a gennaio diventerà obbligatorio riesaminare la pratica (in
realtà, Flora usa parole diverse, più morbide, politicamente più corrette: ma
chi vuol capire, capisce). Questi, tuttavia, sono giorni lieti e non è neppure
giusto appesantirli. E poi, il ritiro precampionato è imminente. Da qui in
avanti, toccherà essenzialmente a Chiricallo lasciar quadrare i valori tecnici.
E mettere assieme tante personalità spiccate all’interno dello spogliatoio:
cioè, esattamente il compito che il tecnico si auspicava di dover sbrigare. Ovvio,
non gli difetterà il coraggio. Anche se proprio l’abbondanza di personalità,
oggi, sembra l’unico ostacolo tra Brindisi e la serie C. Almeno sul campo.
giovedì 17 luglio 2014
mercoledì 16 luglio 2014
Il Taranto ad un bivio. Con molte incertezze
Forse sì, forse no. Decidersi è delicato, faticoso.
Perché le anime che attraversano (e condizionano) il ménage quotidiano del Taranto sono diverse, agguerrite e
apertamente contrapposte. Perché le frizioni si accumulano e perché qualcuno,
dietro la tastiera di un computer, va un po’ al di là del consentito. Ma anche
perché chi vorrebbe comprare, probabilmente, non ha saputo (o voluto) spingersi
oltre un limite invisibile: quello nascosto tra l’incertezza e i timori. Il
club jonico, oltre un mese dopo l’inizio della trattativa tra i soci uscenti e
la famiglia Campitiello, campani sponsorizzati dal tarantino Francesco
Montervino, è però ancora in mezzo ad un bivio. Tra l’ipotesi una due diligence e il fuoco incrociato dei
comunicati stampa. La situazione, capirete, comincia a preoccupare. Soprattutto
perché la Fondazione Taras,
garante e traghettatrice dell’operazione, sembra lentamente fratturarsi (hanno
lasciato, proprio nei giorni scorsi, il presidente e altri due soci del
direttivo). Non ci soffermeremo, tuttavia, sui dettagli di una cronaca
infinita, che muta di colori e umori almeno tre o quattro volte al giorno,
senza sosta: non ne abbiamo il tempo e neppure la voglia. E, poi, ormai,
esistono i motori di ricerca: e anche i meno attenti potranno documentarsi, se
lo riterranno opportuno. Ma non dimentichiamo il clima avvelenato che sta
attraversando la città: e che ha coinvolto quasi tutti i contendenti. Perché di
contendenti, alla fine, si tratta. A partire dal presidente Nardoni, pronto a
denunciare – così come il suo ex vice Petrelli, prima di lui - le minacce
ricevute nel corso di questa querelle
un po’ stucchevole. I tempi, intanto, si dilatano. E la lista dei misteri si
infittisce. Il Taranto ha già perso, ad esempio, un big come Molinari, già tesserato dal Brindisi. E, innanzi tutto, ad
oggi non possiede né un padrone certo, né un progetto tecnico. Progetto che, se
la trattativa del passaggio di proprietà dovesse saltare, sarà necessariamente
riaffidato al gruppo di lavoro coordinato da Nardoni: cioè, un dirigente abbondantemente
(e troppo in fretta) sfiduciato dalla piazza, osteggiato dalla Fondazione Taras
e, di conseguenza, non sappiamo quanto motivato a ripartire. Un presidente che,
nello scetticismo dilagante, dovrà eventualmente ripianare un deficit di gestione niente affatto
leggero. E, nell’altro caso, progetto finalmente accolto dai fratelli
Campitiello: probabilmente, ancora dubbiosi di una scelta che, nel tempo, è
diventata sofferta. E, comunque, come dimostra il recentissimo dietrofront, già spaventati dalla
complessità e dall’umoralità di una piazza difficile da gestire. E da capire.
Iscriviti a:
Post (Atom)