venerdì 28 settembre 2012

Ecco il Bari, la sorpresa del campionato

E' vero: le penalizzazioni, ora, si assommano. Perchè, al meno cinque di partenza, si sono aggiunti altri due punti di handicap per inadempienze finanziarie (le stesse che, pure nel campionato scorso, hanno ostacolato il cammino della squadra). Però, il Bari naviga con sicurezza. Merito dei quattordici punti collezonati nelle prime sei fatiche di serie B. E che, malgrado valgano soltanto la metà, tengono la formazione di Torrente al riparo dalle angosce e, anzi, la promuovono teoricamente al secondo posto della classifica virtuale. Dietro la capolista Sassuolo, per intenderci. Sì, la brigata del tecnico campano procede con brio, migliorandosi settimana dopo settimana. Con la forza della propria incoscienza, forse. E con l'appetito degli umili. Nel posticipo di Andria, sede neutra per i lavori di miglioramento del manto erboso del San Nicola, si arrende anche la Pro Vercelli. E sembrano fondersi le virtù di un collettivo che cresce, anche sotto il punta di vista mentale, e i colpi dei singoli che emergono. Questa volta, ad esempio, tocca a Bellomo catturare gli applausi: anche, ma non solo, per le due realizzazioni, balisticamente interessanti. O per il livello di maturità calcistica che sta inseguendo, con buone prospettive di riuscita. Mentre la città e la tifoseria si ritrovano necessariamente a sintonizzarsi sulle modulazioni di frequenza di un Bari che non avrebbero mai sospettato di dover sinceramente apprezzare dopo neppure due mesi di campionato. Domanda: e se questa fosse la formula (e, soprattutto, se questi fossero gli uomini giusti) per recuperare, in un solo progetto ed in una sola stagione, risorse economiche, considerazione popolare, entusiasmo e verginità calcistica?

martedì 25 settembre 2012

Brutto Taranto, la classifica frana

Chi, a Bisceglie, c'era parla chiaramente di dignità: dignità negata a se stessi. Di una squadra che perde (ma non è proprio questo il punto): senza giocarsela, però. Senza entrare in partita, senza rispettare il nome e il blasone che si porta dietro. Nel derby, il Taranto conosce il terzo rovescio su quattro match di campionato, di cui due sofferti in casa. Subisce un rigore, si ritrova in inferiorità numerica, certo: ma l'impressione che la gente di Tommaso Napoli dà è quella di una squadra che non può e non sa invertire la tendenza ed evitare la cattiva figura. Il Bisceglie è quello di sempre: prolifico, a tratti brillante, talvolta troppo sicuro del suo incedere o, molto più probabilmente, eccessivamente portato a specchiarsi. Il Taranto, invece, continua a dipendere dai suoi uomini più importanti che non incidono con continuità. Dimostrando di poter ambire ad un campionato poco più che anonimo: sempre che, durante la strada, non si rafforzi. E offrendo spessore alle parole spese dal suo ormai ex direttore generale Borsci, intervenuto all'inzio della settimana scorsa in una trasmissione sportiva per difendere l'operato della società e poi quasi costretto a confessare che esistono, nel girone H di quinta serie, almeno sette, otto formazioni più attrezzate (è vero, peraltro: non capiamo quale sia il problema). E, anche per questo, consigliato a rescindere il contratto dal gruppo di comando del club, che sta vivendo numerosi mutamenti politici (il gruppo Papalia, del quale lo stesso Borsci faceva parte, è ai margini del progetto e l'asse Bongiovanni-Nardoni-Pieroni sta provando ad avvicinare nuovi soggetti economicamente dotati: per esempio Mino Colomba, come dimostra il recentissimo ingresso in società di Domenico Pellegrini). Questo torneo, intanto, sta selezionando i suoi protagonisti: e il Taranto, tra questi, non c'è. Occorre prenderne atto. Evitando di crocifiggere chi ha riportato frettolosamente il calcio sui due Mari e, successivamente, approntando l'organico con risorse limitate e pochi giorni utili. Continuare a nascondere un'altra verità, però, non è un buon segnale: se la squadra, oggi, vale la classifica che possiede, è giusto sottolinearlo. Invece di zittire ed esautorare chi ha avuto il coraggio di dichiararlo pubblicamente. E poi, per liberarsi di un personaggio scomodo sarebbe piovuta, prima o poi, un'occasione migliore.

lunedì 24 settembre 2012

Il Monopoli supera la prova-Matera

Nove punti su nove sono un biglietto da visita importante. Ma non ancora una dichiarazione di intenti. Il Monopoli, peraltro, è un collettivo che si poggia sulla struttura già solida della stagione precedente, puntellata qua e là: privo, però, del sostegno dei favori del pronostico. La partenza sprint, tuttavia, impone all'opinione pubblica di sensibilizzarsi sulla squadra affidata a De Luca, che poi fa risultati provando a dotarsi di un'identità tattica. La trasferta di Matera, in casa della più titolata del girone (e contitolare della prima piazza), diventa così il test di controprova. Che Lanzillotta e soci superano ampiamente: passando in vantaggio con De Tommaso, contenendo i lucani, fallendo il raddoppio con Pereyra e rifuggendo l'atteggiamento remissivo. Giocando alla pari, per capirci. E sfruttando le ripartenze (è il Matera, in fondo, che deve fare la gara). E senza scuotersi troppo all'irrobustimento e all'irruvidimento del confronto. Poi, quando i padroni di casa accelerano (secondo tempo), il timore sale un po' e arriva il pareggio: mantenuto, comunque, sino al novantesimo. Anche perchè la squadra capisce abbastanza sùbito che non è oppportuno offrire troppo campo all'avversario e che, anzi, è meglio mantenersi alti. Il Monopoli, dunque, possiede un'intelaiatura compatta, non si sfarina, ha scorza dura. E il campionato dovrà necessariamente tener conto di questa formazione: che, anche a Matera, dispone delle occasioni da rete migliori. E che, per questo motivo, adesso non può più nascondersi troppo. Un problema in più, sicuramente. Ma anche una dolce preoccupazione.   

venerdì 21 settembre 2012

A Nardò sboccia il Brindisi

Il primo Brindisi che piace compiutamente è quello dell'anticipo al sabato, a Nardò. Prima, solo interrogativi e incertezze. La suadra affidata a Francioso sboccia alla terza giornata del torneo, cominciando ad assolvere il compito per cui è ststa progettata: vincere e, possibilmente, senza penare troppo. Il peso deli investimenti estivi, del resto, non lasciano scelta. E la campagna acquisti sontuosa non ammette troppe delusioni. In Salento, il successo è limpido, ancorchè contabilizzato contro un avversario ancora in difficoltà palese, malgrado gli ultimi movimenti di mercato. Ma, soprattutto, è la prestazione che impreziosisce i tre punti: figlia di una prima frazione di gara interpretata con autorevolezza e anche in scioltezza. Segna pure (è il sigillo che, tra l'altro, sblocca lo score e indirizza il match) l'argentino Villa, appena sdoganato dalla commissione tesseramenti, all'esordio dopo tanto lavoro ai margini, in attesa del transfer..Come dire: i big stanno arrivando. Condizione essenziale per mantenere il discorso con le altre pretendenti al salto di categoria (il Matera già scappa, l'Ischia si prepara a farlo). In un campionato dove, in particolare quest'anno, gli under stabilizzano e solidificano il colletivo, ma gli over dettano la differenza sostanziale. Peraltro, tra le protagoniste dichiarate della vigilia, il Brindisi non può rilassarsi mai, nè accumulare eccessivo svantaggio: il costo delle polemiche e dello scoramento diventerebbe immediatamente insostenibile. La tifoseria è già in pressing: come era sin troppo agevole prevedere.

mercoledì 19 settembre 2012

Grottaglie, un passo avanti. Ma non esageriamo

La Coppa e l'ammissione al terzo turno, forse, aveva rincuorato la squadra. E, con essa, la piazza: già.preparata psicologicamente ad un'altra stagione avventurosa. Ma il campionato, che parla una lingua diversa, ha riconsegnato il Grottaglie alle fatiche temute e alle ansie che competono ai meno dotati. Doppia caduta: prima in casa, con il più esperto e solido Campania (prestazione povera, sbiadita), poi in casa dell'attrezzatissimo Matera di Favarin (ma questa ci può stare e ci sta tutta: l'abissale differenza di caratura non è solo un'opinione). Quindi, ancora in casa, proprio domenica scorsa, ecco un primo sorso di ottimismo. E il primo punto. Conquistato contro il Bisceglie, non un avversario qualsiasi. Un Bisceglie che, in verità, spreca tanto e che, ad un certo punto, rischia persino di perdersi, malgrado la prestazione interessante dei suoi avanti (Di Ruocco, Genghi, Di Rito, più Moscelli e Doumbia, entrati più tardi). Il Grottaglie replica come può, affidandosi alla velocità, alle ripartenze e al suo estremo difensore, che rimedia in qualche occasione. Ma, sostanzialmente, sembra lievitare. Ovvio, passare in vantaggio (Radicchio) ad un quarto d'ora dalla fine del match e poi lasciarsi raggiungere appena tre minuti dopo infastidisce un po'. Il pareggio, però, è una buona notizia e può essere persino considerato come un incoraggiamento. Poi, magari, al novantesimo il tecnico Casu lamenta l'occasione perduta, rivendicando una vittoria sfumata. Dimenticando, tuttavia, la mole di lavoro dell'avversario (almeno cinque, sei azioni da gol imbastite). Il tecnico, del resto, anche a Matera si era ramaricato («Altri cinque minuti e avremmo pareggiato»). Chissà. Tra la parole e la realtà, però, i conti non tornano. E chi segue con attenzione il percorso del campionato non si lascia abbagliare. O fuorviare. Le difficoltà, è vero, si ostacolano anche accrescendo il morale della truppa e dell'ambiente. Illudendosi, perchè no, di quello che può tornare comodo. E certe considerazioni, addirittura, possono allontanare gli spettri, per un po'. Ma varcare la soglia dell'opportunità, talvolta, è antipatico.

martedì 18 settembre 2012

Foggia, dal derby un sorriso

Squadra edificata dal nulla e assemblata mentre il tempo scorre in fretta. Così come il Taranto, anche il Foggia ha deciso di accettare i rischi della serie D, autogovernandosi con la certezza di trovarsi, a lavori in corso. Preoccupandosi di partire, prima ancora di completarsi: confidando nel blasone che si porta appresso e che consiglia qualche svincolato di pubblica utilità ad accettare la proposta. Il cantere è ancora aperto: a torneo già inaugurato, qualcun altro è arrivato (l'ultimo è la punta Ferrante, scuola Torino), ma la campagna di rafforzamento non termina qui  Coach Padalino ha dettato la lista della spesa, specificando gli ingredienti. E mimetizzando, nel frattempo, i risulati insondabili ottenuti sin qui con parole bagnate di buon senso. Del resto, dopo tre giornate di campionato, tre responsi differenti non chiariscono, ma acuiscono la curiosità della gente che tifa. Prima uscita, in casa del Gladiator: pari ricco di gol (tre a tre), argomentazioni discrete e tanto buon umore. Esordio, cioè, niente male: nella tana di una formazione interessante che, di lì in poi, ha sempre vnto. Poi, sconfitta (due a tre) nello Zaccheria deserto davanti alla formazione più rodata dell'intera categoria, il Francavilla di Lazic: condita da una leggerezza difensiva e dall'ingenuità della gioventù chiamata a sostenere il progetto. Infine, nel derby di Taranto, vittoria di prestigio (due a uno) e sostanza, che anche sullo Jonio non si sono neppure permessi di discutere. Ovviamente, saranno il lavoro e l'affinamento di certe dinamiche a offrire lo spessore necessario per consolidare le ambizioni che nessuno, oggi, può ancora soppesare. Eppure, nel big match dello Iacovone, rispetto al Taranto il Foggia è sembrato meno dipendente dai suoi over e più collettivo. Ma anche meglio disposto dietro e più costruttivo dalla mediana in su, al di là dei due sigilli di Giglio. Soprattutto, però, è piaciuto il modo di coprire il campo, la predisposizione a graffiare e la personalità utilizzata nel gestire una gara delicata, oltre che affascinante. Appunti sparsi che il tecnico avrà annotato, in attesa di due match interni consecutivi. Da affrontare, è un auspicio, in uno stadio aperto al calore della folla. Questa, peraltro, è una battaglia nella battaglia: attraverso la quale passano i fili che collegheranno la rinascita del pallone a Foggia. Impossibile, senza un coinvolgimento popolare completo.

lunedì 17 settembre 2012

Martina, il match nasce ruvido

Ci sono match che nascono agevoli (quello con il Foligno, per capirci) e altri che s'inaspriscono abbastanza presto. Il Teramo, a Martina, passa dopo diciotto minuti e dopo aver digerito e sbrogliato la pressione iniziale della gente di Di Meo. L'episodio che sembra invertire i valori sul campo sorge dalla fallita corrispondenza tra Filosa e Leuci, ma finisce con il rinvigorire e inspessire la manovra abruzzese: particolare che quasi non porta al raddoppio. Il Martina, tuttavia, possiede più fantasia ed è qualitativamente meglio fornito: la prima vera accelerazione, infatti, sfocia nel pareggio (Filosa si riscatta immediatamente). Risultato: le gerarchie si ristabiliscono in fretta. Eppure non è una gara facile: Gambuzza e soci, talvolta sbrigativi nella trama, disperdono qualcosa. E l'assetto difensivo non appare troppo saldo. Applicazione, cioè, non significa precisione. Ad ogni modo, il Martina si fa preferire in fase di possesso. E, comunque, più nella prima frazione di gioco che nella ripresa, quando continua a devolvere il tributo ad una condizione atletica ancora perfettibile. Progressivamente, viene anche a difettare la lucidità: la prova è l'esagerato ricorso alla simulazione finalizzata ad un penalty che, peraltro, arriva ad un quarto d'ora dalla fine dei giochi. Trasforma Del Core, ottimizzando una supremazia territoriale ormai irretita. Ma il Martina, ed è quello che conta, supera la prova, pur dovendo rinunciare per larghi tratti alla forma, ovvero alla prestazione. Immagazzinando punti, stimoli e autostima per veleggiare in un torneo che deve ancora svelarsi. Ed eleggere i propri parametri di valutazione.

sabato 15 settembre 2012

L'Andria e la preparazione che inibisce

Due pareggi sono una linea di confine, un limbo, una terra di nessuno in cui è necessario, quanto prima, capire: quali sono le possibilità, quali le prospettive, dove abitano i margini di crescita e dove albergano gli eventuali rimedi. Le prime due uscite dell'Andria non avranno, per certi versi, rafforzato le speranze dei più ottimisti, ma almeno non hanno neppure soffocato una squadra che si sta definendo e che, soprattutto, paga il ritardo di preparazione. Anzi, di approntamento dell'attuale stagione, già caratterizzato da un cambio di panca (Cosco, un ritorno, per Cari, timoniere di pochi giorni). Intanto, però, il debutto (a Nocera, in casa di una delle formazioni più accredite del girone, se non la più attrezzata) può essere considerato largamente soddisfacente: rovinato soltanto da quel vantaggio doppio impattato dai campani nella seconda parte del match (dicevamo della preparazione difficoltosa: ecco un esempio). E, anche con il Pisa, questa volta in casa, Innocenti e soci si sono lasciati raggiungere a gara abbondantemente avviata. Motivando il parziale con un calcio accettabile. Solo che, appunto, è necessario sacrificarsi ancora, dal punto di vista atletico e fisico, e poi intravedere gli antidoti per non incappare in un altro campionato di fatica e paure. Anche se, statisticamente parlando, gli organici più ricchi degli ultimi due anni masticarono duro sino in fondo. Mentre l'ultima versione dell'Andria, molto meno celebrata alla vigilia, sembra essere entrata nel torneo senza troppe zoppie strutturali. Di questi tempi, non è male.

giovedì 13 settembre 2012

Il Barletta si sta cercando

Pessimo avvio. Il Barletta, in centottanta minuti, perde due gare: la seconda, quella di domenica scorsa, maturata di fronte all'attuale capolista Perugia, comincia ad allarmare la gente che tifa e spinge la società a chiedere ufficialmente (sul proprio sito web, ad esempio) un periodo di fiducia che cavalchi le operazioni di rodaggio di un organico totalmente (o quasi) ristrutturato in estate. Entrambi i match sin qui disputati (il primo, a Catanzaro, non ha neppure lesinato emozioni: quattro a tre per i calabresi) lasciano tuttavia pensare ad una squadra alla ricerca di una collocazione propria, di un'identità: ancora permeabile alle insidie del torneo, peraltro approcciato con l'umiltà che compete a quelle realtà destinate a lottare quotidianamente con lo stress del budget da rispettare e con una classifica da scalare. Cambiata l'impostazione del progetto, del resto, finisce ovviamente per differire anche l'obiettivo. Che, oggi come oggi, è la salvezza nuda e cruda: da aggredire con l'inesperta incoscienza di un gruppo di ragazzi che Novelli sta provando a plasmare. Con non poche difficoltà, evidentemente: tanto da dichiare apertamente che, prima di un paio di mesi, il Barletta non potrà essere la squadra che si attende di modellare. Sperando che il gap eventualmente accumulato sin lì non debba scoprirsi materia esageratamente ostativa al raggiungimento del traguardo.

mercoledì 12 settembre 2012

Lecce, tutti gli argomenti per imporsi

A Cuneo, il Lecce è rampante come deve essere un collettivo assetato di successi e parecchio indurito da quella retrocessione imposta prima dello start. Vittoria di sostanza, cioè di nervi e di forza, che si accoda a quella della settimana precedente (tre a due alla Cremonese, dopo un primo tempo devastante e una ripresa un po' affannata).A centottanta minuti dal via, la truppa affidata a Lerda è esattamente dove deve trovarsi, cioè sulla cima di una classifica tuttavia ancora troppo acerba. Ma la partenza decisa serve a rasserenare l'ambiente, a fortificare gli animi, a dettare il ritmo. Se possibile, a preoccupare gli avversari. E, magari, a convincere una volta di più la proprietà ad impegnarsi sul mercato sino all'ultimo secondo. Infatti, alla chiusura delle liste (posticipata solo per i salentini), la famiglia Tesoro definisce altre contrattazionii di  caratura: Foti, De Rose, Di Maio e Zappacosta. Mantenendo per intero le promesse. Malgrado Corvia, assai poco convinto a trasferire i suoi argomenti in terza serie, sia contemporaneamente emigrato a Brescia, dove ritrova la serie B perduta.. Così, intanto, la società delega ogni altro discorso al tecnico e alla squadra. Adesso, tocca a loro.  

martedì 11 settembre 2012

Bari, concretezza e punti

Tre successi nei primi tre match sono tre indizi. Che fanno una prova: il Bari risponde agli input del campionato. S'inchina anche la Ternana, dopo il Cittadella e l'Ascoli. Due a zero, segna ancora Caputo, al secondo centro (il ragazzo c'è, è reattivo: e, probabilmente, i gradi di capitano potrebbero averlo responsabilizzato di più), e si vede la firma di Iunco, uno che alla squadra può assicurare un apporto sostanziale, cioè gol pesanti. La prestazione, al di là del risultato, è densa di concretezza, pragmatismo, intelligenza. La squadra, sussurra coach Torrente, comincia a somigliare a quella più vicina al suo ideale calcistico. L'espulsione di Bellomo, a match già indirizzato, stona: ma non disturba oltre il lecito. Disturba, piuttosto, la contestazione sofferta da Ghezzal, ultimo tassello del vecchio mosaico, irrimediabilmente legato ad oscuri ricordi Ma, assemblato così, questo organico sembra già mentalmente robusto per affrontare i pericoli della categoria: malgrado la prudenza imponga di attendere, per sbilanciarsi definitivamente. Intanto, la penalizzazione è abbattuta, polverizzata. Anzi, il Bari (quattro punti ufficiali, sui nove realmente collezionati) avanza la propria candidatura al ruolo di outsider della serie B: in cui questo gruppo avvolto sin qui dallo scetticismo dovrebbe essere penetrato con la mentalità giusta. Oltre che con gli argomenti necessari: umiltà e motivazioni comprese.

lunedì 10 settembre 2012

E il Taranto conosce l'amaro della D

Questa volta si parte e si arriva sino in fondo. Ma l'esordio del Taranto nel campionato di D è ombroso. Il Gladiator di Del Sorbo e Manzo vince dilagando: tre a zero. Denudando i problemi di assemblaggio (e, probabibilmente, anche di organico) con cui la formazione di Tommaso Napoli dovrà rapportarsi. Ma la verità di fondo è largamente conosciuta: tanto che la gente, invece di sbuffare, tributa alla squadra applausi sinceri, nonostante il feroce rovescio. Il Taranto giovane, alle prime difficoltà di percorso, inciampa: ma, paradossalmente, sono le prestazioni offerte dagli over a lasciare vagamente perplessi. Al di là del valore dell'avversario: sin qui abbastanza snobbato, dagli addetti ai lavori: ma, evidentemente, abbastanza quadrato per reclamare un proprio spazio, all'interno del torneo. Spigolare nel match serve a poco: gli jonici difettano di amalgama e, perciò, anche di personalità. Oltre che di qualità: che, magari, arriverà a lavori in corso (la società si sta attivando, pare). E' giusto, però, sui due Mari che si continui a coltivare la realtà. Anche per questo, fa bene il direttore generale Borsci a sottolineare in un salotto televisivo che questa è e resta una stagione di assestamento (l'avevamo consigliato, su queste colonne, proprio pochi post addietro: ci fa piacere che, dietro qualche poltona, la pensino alla stessa maniera). Anche se è inspiegabile (e autolesionistico) che, quasi contemporaneamente, un altro alto dirigente riscaldi le speranze popolari con comparazioni poco opportune, accostando Eto O o qualche altro big del pallone agli under che potrebbero aggiungersi. Non è una buona idea: perchè può alimentare false attese. A fronte, soprattutto, di una situazione societaria non ancora delineata: in un contesto dove, a breve, potrebbe accadere qualcosa. Perchè le teste sono tante e le strategie di ciascuno, spesso, non si incrociano. Come dimostra, ad esempio, la mancata iscrizione del Taranto nei campionati regionali riservati alle categorie Allievi e Giovanissimi: decisione, questa, che si oppone al progetto primordiale, pronto ad accarezzare l'idea di puntare alle risorse del vivaio, cioè del territorio. Pensiero buono per ogni stagione, quando scocca l'ora della propaganda: e puntualmente sistemato tra macerie e bugie.


domenica 9 settembre 2012

Nardò, avvio sofferto

Zero punti, zero gol (segnati). I numeri sono precisi. E sono uno schiaffo sul viso del Nardò, che peraltro conosce già da tempo il campionato che l'attende. Dalle prime due prestazioni (in casa di fronte al Matera, domenica scorsa, e a Pozzuoli nell'anticipo di ieri) arrivano conferme: sugli orizzonti stretti della squadra di Renna, sulle difficoltà di ritrovarsi senza poggiarsi sulla qualità e sulla sconvenienza di partire in ritardo, senza un budget adeguato. Prima l'esperienza dei lucani (zero a due) e poi la più ruvida efficacia dei campani (sconfitta di misura) non riescono a nascondere i problemi con cui il trainer è costretto, da sùbito, a dover combattere. La nuova (e recente) ondata di arrivi, del resto, non sembra essere riuscita ad abbattere il gap di partenza. Perchè la quantità, da sola, non può sopperire alla carenza di spessore. A proposito: ma, piuttosto di puntare su troppe figure (che, pure, hanno un costo, seppur minimo) non sarebbe stato il caso di scegliere un paio di nomi più spendibili e, magari, utili a quadrare il collettivo?

giovedì 6 settembre 2012

Derby interrotto, Trani e Taranto si ritroveranno

Il Trani ha un appetito nuovo. E, ora, guarda più in alto. L'ultimo torneo l'ha visto passare, tenendosi ai margini di qualsiasi battaglia. Nessun bagliore, nessuna sofferenza. Punto e a capo, allora. Ecco un altro allenatore (il pratico Pensabene, uno che mira sostanzialmente al risultato, in luogo di Dellisanti) e un organico rimodellato da una campagna di rafforzamento mirata su elementi che conoscono il torneo, quasi tutti di provenienza campana. Che ne hanno decretato il diritto a partecipare alla corsa per i migliori piazzamenti. Il Taranto, invece, risorge dalle sue stesse ceneri: l'apparato societario è totalmente reinventato. E Tommaso Napoli, tecnico arrivato dal Cosenza, ha dovuto assemblare in fretta una lista di giovani guidati dai più esperti Sarli, Cordua, Prosperi, Cosa e Noviello. Provando a dare alla squadra un'identità e un carattere in venti giorni di ritiro precampionato molto particolare (giocatori che vengono, altri che vanno: sono le regole di un cantiere appaltato in ritardo). Eppure il primo responso, una volta incrociati i tacchetti, spiazza tutti. Il Trani abborda il match premendo, ma si sfalda, denunciando limiti di assemblaggio. E, di contro, il Taranto appare più vivo, più fresco. Un rigore, trasformato da Cosa, sembra sorridere agli jonici, che mantengono sino ad una manciata di minuti dalla fine del match. Il direttore di gara, però, respira male da un po': ha già dovuto sospendere una volta il gioco e, alla seconda crisi, cede. Gara sospesa, a pochi minuti dalla conclusione. E grande (ancorchè giustificato) rammarico per il Taranto: che dovrà rigiocarsi la partita, ripartendo dallo zero a zero. E perdendo, in sostanza, un successo ormai virtualmente conquistato sul campo. Emerge, a questo punto, qualche concetto che va brevemente sviluppato. Il primo: sembra che capiti davvero tutto e il contrario di tutto, in riva ai due Mari. Da anni: al di là della categorie e dei timonieri. Ma il regolamento è quello e va accettato con leggerezza: il reclamo, formalizzato immediatamente dopo la sospensione, non serve. Il secondo: non è lecito sperare nell'istituzione del quarto uomo anche in serie D: con la presenza del quale sarebbe stato possibile arrivare regolarmente al novantesimo. Il terzo. non è che poi ci garbi parecchio, come accade in A oppure in B, che il gioco riprenda dal punto in cui si è fermato, ma in un'altra data. Il quarto: è vero, però, che ripetere l'incontro comporta - sia per la società che ospita la gara che, soprattutto, per quella che viaggia - ulteriori costi: in un momento storico come questo, è un problema serio. Il quinto: l'arbitro è l'arbitro, il collaboratore di linea è il collaboratore di linea. Sono figure, complementari, ma diverse. La norma sottolinea giustamente che uno non può surrogare l'altro. Infine, una domanda: ma, in determinate situazioni, che sono poi circostanze eccezionali, è proprio così difficile modificare il regolamento e inserire un provvedimento d'eccezione, quale la possibilità di lasciar concludere il gioco al primo guardalinee? Secondo noi, no. Basterebbe un briciolo di buona volontà. E una dose di buon senso.

mercoledì 5 settembre 2012

Brindisi e Bisceglie, un tempo e un punto per uno

Le ambizioni non si nascondono. E l'atteggiamento, in campo, si fa aggressivo. Il Bisceglie non teme neppure il Brindisi, un altro pretendente al salto di categoria: adeguatamente attrezzato da un mercato importante e solo scalfito da un avvio di stagione grigio e lento. La gente di Ragno sembra decisa, risoluta. Il doppio vantaggio, alla fine della prima frazione di gioco, racconta di un approccio giusto al campionato e di una reattività già spendibile. Martinelli e compagni si fanno preferire per un tempo e, anzi, sprecano pure qualcos'altro. Poi, attendono la riorganizzazione dell'avversario, che probabilmente si appoggia ad una condizione atletica più avanzata. C'è molto cuore e anche un po' di orgoglio, nella reazione del Brindisi: che, in cinque minuti (dal minuto ventinove al minuto trentaquattro della ripresa), raggiunge il pareggio. Ma molto ci aggiunge proprio il Bisceglie: la superficialità di chi si sente inattaccabile è cattiva compagna di avventura. Il tecnico, forse, ci aggiunge del suo e non lo nasconde: confessando che sì, aver scoperto la mediana (due sostituzioni probabilmente inopportune) ha negato l'impermeabilità del collettivo. Brillante a metà e davvero molto esposto agli eventi: in una piazza che sembra disposta a concedere poche attenuanti

martedì 4 settembre 2012

De Tommaso spinge il Monopoli

Il campionato è un'altra storia. E il Monopoli, brillantissimo in Coppa, trova all'esordio la resistenza più tenace della Puteolana, che poi è il vecchio Internapoli, team di categoria che mette assieme quantità e risolutezza. Almeno, prima che il dispositivo si apra e che gli eventi del match si adoperino per snaturarlo prima del tempo (due espulsioni, a risultato compromesso, s fanno sentire). Però, sia detto sùbito, la formazione di De Luca fa girare il pallone e preme sin dall'avvio del match. Solo che, questa volta, è oggettivamente più difficile arrivare alla porta. Tanto che De Tommaso comincia a provarci da lontano. Non solo: i campani sanno anche replicare, appena se ne presenta l'occasione. Proprio De Tommaso, però, sblocca lo score in prossimità dell'intervallo, su calcio franco, una sua specialità. E' quel che si dice la svolta del match. In cui, poco più avanti (cioè ad inizio di ripresa), il Monopoli accresce il vantaggio. La cronaca, peraltro, si scontra con la monotonia: segna sempre lui, De Tommaso (sei gol tra Coppa e campionato in tre gare). E, tra l'altro, ancora su palla inattiva. In sostanza, nella sua legittimità, la vittoria (tre a zero: segna anche Pereyra, da cinquanta metri) affonda le radici nel sacrificio della prima parte della gara e, soprattutto, nella continuità d'espressione, che passa attravreso difficoltà diffuse che andranno tenute in conto nuovamente e assai spesso. Questa è la D: occorrerà abituarcisi.  

lunedì 3 settembre 2012

Martina, partenza veloce

Fabio Mangiacasale è già nelle condizioni migliori. E, forse, questa è la sua giornata. Si capisce subito: calcio d'inizio e gol. Martina in vantaggio. Il Foligno ci rimane male. Anzi, assorbisce faticosamente lo choc e si irrigidisce. I suoi big non entrano in partita, la manovra ne risente. Mangiacasale, poi, continua a far paura: fuga di settanta metri e palo. La formazione di Di Meo, secondo tecnico della stagione in Valle d'Itria, comincia così a disporre del campo e della partita, dopo aver lasciato qualche minuto di iniziativa poco convinta agli umbri. Mangiacasale, intanto, bissa l'acuto personale e la partita sembra già consegnata agli archivi. Il Martina accarezza anche la terza rete: si esprime con l'intensità propria della formazione robusta, solida. E anche Del Core, che è il singolo da cui ci si attende qualcosa in più, riesce a capire abbastanza presto il match e, con esso, il ruolo e la posizione che deve ritagliarsi. Tutto bene, benissimo: il nuovo esordio tra i professionisti è soddisfazione pura. Ora, nella ripresa, Fiorentino e soci possono gestire agevolmente il risultato. E ci riescono pure bene: il Foligno, che pure modifica qualcosa (negli uomini e nell'atteggiamento tattico) è ancora un po' intontito e, dunque, non si soffre affatto. Però, il ritmo si abbassa. E qualche metro va ceduto, obbligatoriamente. La tenuta atletica, contestualmente, si affievolisce e il Foligno rapre la gara. Da qui in poi, allora, occorre digrignare i denti, sudare. Anche perchè il Martina rimane in dieci (espulso Bagaglini) e, successivamente, in nove (fuori anche Scarsella). Finisce nell'apprensione, ma finisce: con tre punti incassati al primo colpo. E, magari, con la consapevolezza che non tutto è ancora a posto. La vittoria larga e piena, tuttavia, avrebbe potuto fuorviare i commenti e, quindi, illudere qualcuno. E' andata, dunque, benissimo così: sotto ogni punto di vista.