martedì 30 settembre 2008

Il Gallipoli diverso di Giannini

Il Gallipoli insiste. E attira punti ovunque. In casa e fuori. Si impone anche a Perugia: e non significa molto che gli umbri attraversino un periodo travagliatissimo, chiarito dal deficit accumulato in classifica, malgrado le ambizioni cullate. Gioca, crea e cerca il risultato, sempre e comunque: e i sette punti ottenuti sin qui nei tre match disputati lontano dal campo amico confermano il concetto. Ed è proprio questo il dato più brillante: che, in qualche modo, cancella anche quelle difficoltà incontrate nello scorso torneo dalla formazione allenata prima da Bonetti e poi da Patania, assolutamente disastrosa in trasferta. Anche di fronte agli avversari teoricamente più deboli: tanto da dover rinunciare ai playoff, cioè all’obiettivo minimo stabilito dodici mesi addietro. Sì, adesso sembra definitivamente chiaro: questo Gallipoli è diverso, perché – indipendentemente dalla caratteristiche tecniche e dalle scelte strategiche applicate sul campo - possiede una scorza totalmente diversa. E, al di là di ogni considerazione (ogni campionato è differente dall’altro, qualsiasi squadra si allontana da quella precedente), possiede una mentalità più arcigna, un passo più ferreo, una personalità più spiccata. Ecco, diciamo pure che questo Gallipoli è più squadra. Una squadra che, infine, sembra aver recuperato le qualità balistiche di Di Gennaro, una che stava fastidiosamente mancando nel tabellino dei marcatori. E che potrebbe essersi scrollato l’apatia arrivata in coda ad un’estate passata a progettare un futuro calcisticamente più importante e poi svanito.

lunedì 29 settembre 2008

Noicattaro, è notte

Quindici minuti per ambientarsi e decifrare la partita. Per decodfificare le ccordinate, stringere e attrezzarsi. Cioè rivedere il modulo e osare. La Vibonese prima si tutela e poi capisce che può annettersi il risultato. Lo stesso quarto d’ora che illude il Noicattaro, troppo tenero per confermarsi, insistere, incalzare. Per costruirsi un domani più appetibile. E, infine, pesantemente zittito dalla sconfitta. Eppure, c’è del buono nelle intenzioni dei baresi. L’approcio del match è addirittura vispo, il ritmo è sufficientemente alto e la condizione sembra suffragare i propositi. La gente guidata da Sciannimanico, agli albori della contesa, è persino più agile e più robusta nei contrasti. Poi, cambia tutto: l'avversario si organizza, cresce e passa: e la lievitazione è inversamente proporzionale alla capacità dei nojani di mantenere la continuità di tensione. Il Noicattaro, anche per questo, non saprà più imbastire la manovra e rimediare. E in coda al match pure la foga diventa impalpabile: la squadra vuole, ma non può. Lavora una migliore quantità di palloni, ma non riesce mai ad impossessarsi del match. E la sconfitta, alla fine, è assolutamente consequenziale. Ma, almeno, neppure troppo indigesta: perché, sugli spalti, la gente (poca: solo novanta paganti) assiste, incassa e va via. Senza neppure contestare. Brutto segno.

domenica 28 settembre 2008

Brilla il Bari di Gillet

La vittoria di Ascoli trascina il Bari nel club di quelli che ambiscono. Ed è una vittoria che vale, anche e soprattutto sotto il profilo psicologico. E, se la squadra di Conte ha veramente capito il senso del suo campionato e la sua collocazione nella storia del torneo, può solo avvantaggiarsene, da qui in poi. Nel frattempo, abbiamo realizzato l'esatto peso specifico di un portiere come Gillet nell'economia di una formazione che dovrà sudarsi ogni punto e giocarsi ogni minuto di gioco. Di una formazione che deve necessariamente viaggiare sulla scia di quelle più attrezzate e, probabilmente, delle outsider sbocciate più o meno improvvisamente. Di una formazione, infine, che sta apprendendo a lottare e ad assorbire il dna del suo nocchiero. Che non possiede firme di grandissimo livello, ma giocatori importanti. Come Barreto. O come, appunto, Gillet. L'unico, forse, a cui il Bari non può rinunciare. E che neppure Conte, uno che non guarda al pedigrée e neppure al passato personale di ciascuno, potrà pensare di accantonare. Neanche per un po'.

sabato 27 settembre 2008

Prisciandaro, credere e combattere

Prisciandaro torna a segnare. Dopo un paio di stagioni un po' così, consumate qua e là: cominciate con l'energia della convinzione ed interrotte di fronte alle incomprensioni. Anzi, naufragate nel vortice del tempo che passa. Per tutti. E, soprattutto, per chi si arrampicava sulle proprie doti fisiche per segnare. Però Prisciandaro, a trentott'anni appena scoccati, non si è ancora rassegnato. E continua a cercare la porta, a tallonare il gol. Questa volta a Casamassima, in Prima categoria. Cioè a casa sua. Domenica passata, all'esordio in campionato, ha archiviato un risultato divenuto poi troppo largo, troppo netto: la seconda delle cinque marcature (a zero) in casa del San Vito dei Normanni porta il suo autografo. Dicono, intanto, che sia felice. E dopo due stagioni un po' così, è molto più di qualcosa. Ogni collocazione, del resto, possiede una sua dimensione: e l'importante è calarsi nella parte. Crederci e combattere. E' calcio anche a Casamassima. Ormai lontano da certe piazze più prestigiose e da certi ingaggi più invitanti: ma la palla rotola anche lì e la porta, nel sottobosco dei dilettanti, è larga sette metri, proprio come in serie B. Come a Cremona. Come altrove. Evidentemente, Prisciandaro ci crede. Combatte e riprende anche a segnare. E a Casamassima già sognano la Promozione.

venerdì 26 settembre 2008

Grottaglie, manca l'apporto dei big

Confessiamolo: ci siamo ingannati un po' tutti. Credevamo ad un Grottaglie quadrato, affidabile. Quanto quello dello scorso campionato o addirittura di più. Roba di fine estate. E, invece, il Grottaglie annaspa. Perde sistematicamente, da quando è cominciato il torneo. Anzi, da prima, in Coppa Italia. E perde male. All'inizio, peraltro, avevamo individuato un pacchetto difensivo incerto. Il problema, piuttosto, sembra molto più allargato. Anzi, sgomita la sensazione che stia difettando l'apporto degli acquisti più importanti. Degli uomini che avrebbero dovuto fornire maggiori contributi di stabilità e pericolosità. Piperissa non segna e, spesso, scompare. Triuzzi è improponibile: e, in più, si fa anche espellere ingenuamente (è accaduto domenica scorsa). Latartara non trova il passo e non si è ancora impadronito della squadra. Il capitolo infortuni, poi, è sempre un argomento scottante: e quello di Pastano è solo un film già visto. Al quale il ragazzo si sarà persino abituato. Coach Del Rosso, intanto, deglutisce amaro. E certe riprese televisive ce lo consegnano particolarmente demoralizzato. Chiaro, anche lui contro l'Ischia, domenica al D'Amuri, si gioca parecchio. Anche se non appare davvero seriamente a rischio. Mentre qualcuno comincia a rimpiangere la partenza (per scelta personale, specifichiamo) di Marchi: uno che faceva sostanza. E che l'iniezione di blasone somministrata nel corso della campagna di rafforzamento non ha rimpiazzato.

giovedì 25 settembre 2008

Sperare è concesso, illudersi no

Sperare è concesso, illudersi no. Oggettivamente, a Milano il pronostico era chiuso. Il Lecce rientra in Puglia sconfitto, ma moderatamente sollevato. L'insuccesso non può pesare eccessivamente. In casa dell'Inter resiste sino a quando può. Eroicamente, quasi. Si chiude e attende, poi cede sotto il peso dell'arroganza tecnica e fisica del'avversario. Che, però, fatica sino in fondo. Merito anche dell'applicazione del gruppo di Beretta, che si trincera senza vergognarsene, traendo dal match persino qualche indicazione positiva. Una su tutte: la perizia nella restrizione degli spazi concessi alla controparte. Però, il campionato del Lecce, quello vero, ricomincia domenica. Perchè adesso occorrerà inseguire il risultato. E mostrare continuità di rendimento all'interno degli stessi novanta minuti. L'ispirazione del solo secondo tempo, quello consumato contro il Siena, non può appagare. Perchè non sempre l'intuito del singolo (Castillo o Caserta o chissà chi) potrà risolvere la questione. Appunto: sperare è concesso, illudersi no.

mercoledì 24 settembre 2008

Il tempo delle elezioni

La Federcalcio di Puglia guarda a novembre. Il mandato conferito a Vito Tisci sta scadendo: e si avvicinano le elezioni. Il presidente uscente, è ovvio, si ricandida. Sulla strada, intanto, si agita la concorrenza di Manlio Incardona, ex numero uno del settore giovanile regionale che propone il concetto di discontinuità. Tisci, tuttavia, dovrebbe poter contare su una base di consensi abbastanza ampia. Consensi che sgorgano, probabilmente, dallo svecchiamento (di certe politiche sportive) operato in questi quattro anni e dalla corsa al rinnovamento già cominciata ed avviata con decisione. Che è un rinnovamento di immagine, innanzi tutto. Ma non solo: per esempio, oggi, i rapporti tra il Palazzo e le società sono più stretti, meno ingessati, meno protocollari. Tisci gira per i campi, ogni domenica: e l'impegno viene apprezzato. Il Comitato appare più vicino ai protagonisti, ai dirigenti: e questo è un dettaglio da non sottovalutare. Che costa, certo: qualche contestazione, anche intensa, vissuta in diretta, in tribuna. Anche la comunicazione tra la Federcalcio e il resto del mondo è migliorata: al di là del supporto (abbastanza recente) della tecnologia. E poi Tisci si vanta (giustamente) di aver rispettato tutti i punti del programma proposto prima di essere eletto in luogo di Biscozzi: apertura (imminente) dei nuovi uffici regionali compresa. Anche questo conta. Diranno: il calcio di Puglia necessita pure di altro. Ma il primo mattone della costruzione è stato posto. E, adesso, occorre consolidarla. Anzi, modellarla. Al di là del nome del prossimo presidente. Con la progettualità, innanzi tutto.

martedì 23 settembre 2008

Ruisi e il futuro di Pairetto

In D la battaglia non è un episodio, ma una caratteristica. E il ruvido Bitonto sa farsi rispettare. Anche a Matera, in casa di un avversario dotato e anche scorbutico: dove perde, però senza eclissarsi. Giocandosi la gara, sino in fondo. E dove trova gli argomenti per lamentarsi. Della prestazione arbitrale, ad esempio. Coach Ruisi è un coach inferocito, a fine gara. Tanto da dettare frasi forti. Il giudice di gara, il torinese Pairetto, che è anche figlio d’arte, non lo convince. A sentire l’allenatore, anzi, non guadagnerà categorie importanti. Non le merita, non ne possiede le qualità. Senza entrare nel merito della querelle e senza spigolare tra i particolari del match, però, non ne saremmo poi così sicuri. Al di là dell’effettiva affidabilità dell’arbitro piemontese. Ruisi, cioè, è proprio certo che la meritocrazia possieda ancora un peso specifico? Noi no. E non da oggi. Anche nel calcio. Soprattutto in questo calcio.

lunedì 22 settembre 2008

Fasano, impatto faticoso

Inseguire: il primo problema è questo. Sette minuti di calcio giocato e il Fasano è già sotto. La Turris, al Curlo, ringrazia e prova a governare il vantaggio, rischiando limitatamente. Anche quando la squadra di Maiuri sembra crescere. Ma il Fasano è generoso, testardo e sa reagire, agguantando il pari. E sottraendo spazi all'avversario, peraltro abbastanza rinunciatario, nella seconda porzione di gara. La prova complessiva, tuttavia, è condizionata dalla rete subita precocemente. Episodio che non è propriamente una novità. Perchè, per la terza volta in tre gare di campionato, Rufini e compagni si lasciano trafiggere a match ancora freddo, obbligandosi a pedinare il risultato. Difficile, a questo punto, parlare di casualità. E non considerare l'eventualità di un ritardo di concentrazione. O di qualcos'altro. Maiuri dovrà parlarne con i suoi. E capire. Ma depositare sul conto corrente degli avversari una rendita fissa non si può.

domenica 21 settembre 2008

Barreto, la fantasia al potere

Il Vicenza spiana la strada e il Bari l'asfalta. Il successo di Gillet e soci spunta in fondo ad un confronto oggettivamente facilitato dagli eventi (inferiorità numerica dei veneti e altre contingenze), ma anche firmato dalla fantasia al potere. La fantasia di Barreto, carioca che sa trattare la palla, segna e decide il match. Liberando l'ambiente tutto da quella vaga inquietudine da pareggio che sembrava allargarsi e che, prematuramente, aveva anche un po' agitato la quotidianità del collettivo gestito da Conte. La fantasia di Barreto, un valore aggiunto su cui sarebbe giusto e normale potersi appoggiare, da ora in poi. Confidando nella continuità del ragazzo, per il quale questa potrebbe diventare la stagione della definitiva lievitazione. Il Bari e la sua gente lo sperano.

sabato 20 settembre 2008

Il nuovo ostacolo del Manfredonia

E, adesso, la penalizzazione. Di un solo punto. Ma pur sempre fastidiosa. Ancorchè preventivata. E attesa. Proprio quando il Manfredonia sembrava ambientarsi definitivamente al campionato, stabilire le misure, carburare. Un punto in meno, comunque, può significare nulla. Soprattutto per un club e una squadra che, ultimamente, hanno dovuto affrontare situazioni sempre delicate, al limite del burrone. Il Manfredonia è una realtà abituata, da un po' di tempo a questa parte, alle difficoltà più diffuse. E questo nuovo ostacolo non dovrebbe complicare troppo il cammino. E' questo il vero vantaggio di un club che, nel tempo, ha imparato a non fermarsi più davanti a niente.

venerdì 19 settembre 2008

Il Barletta cresce. Lentamente

Il Barletta cresce lentamente. E si alimenta dei nuovi arrivi (l'ultimo è quello di Alessandrì, elemento di categoria), tappando qualche falla nell'organico e recuperando il tempo perduto in attesa del ripescaggio. Il pari di Gela, ottenuto domenica, nasconde qualche lato positivo (l'opportunità per vincere la partita) e qualche problema ancora attuale (la condizione fisica è tuttora imperfetta): ma inietta fiducia. La squadra di Chiricallo, però, può disporre di diverse risorse tecniche (Zotti, Sisalli, , Majella, lo stesso Alessandrì), di un certo peso (Laviano, davanti, e Daleno in mezzo) e anche dall'esperienza affidabile (Tangorra, De Cecco, Sabini). Al di là di un eventuale completamento delle forze, il Barletta sembra un organico discretamente equilibrato. A cui si può ragionevolmente chiedere la salvezza, ovvero l'obiettivo minimo, ma anche il più credibile. Almeno in questo momento. Intanto, il derby con l'Andria (tra tre giorni) arriva troppo presto. O forse no: perchè è giusto che la società si renda conto velocemente di quello che può offrire la formazione sin qui allestita.

giovedì 18 settembre 2008

Foggia, sei punti da non sottovalutare

Punto e capo. Il Foggia riscopre la soddisfazione del successo contro un avversario molto sentito, la Cavese. E ritrova anche il cileno Salgado: cioè la sua impronta, i suoi gol. Il ragazzo, con il tempo, avrà realizzato che Foggia e il Foggia sono la migliore soluzione possibile, per il momento. E, allora, avanti così. Riannonando i fili di un feeling raffreddatosi, alla vigilia della stagione. A proposito di feeling: quello tra la tifoseria e la squadra, probabilmente, fatica a sbocciare. Anche se qualcosa, in questo senso, si muove. Ovvio: per questo servono i risultati. Ma, intanto, due gare (vinte) su tre, oltre a significare sei punti, vogliono dire che il discorso con il campionato è aperto, ancorchè perfettibile. Ma, pensandoci bene, negli ultimissimi campionati - e malgrado le ambizioni e il potenziale dei disponibili - il Foggia non aveva poi realizzato molto di più, alla terza giornata di andata. Anzi. Proprio per questo, si può concedere ulteriore fiducia a Novelli e alla sua truppa. Del resto, non costa niente. Una ragione suplettiva di tranquillità, magari, renderebbe pure qualcosa in più. Piaccia l'allenatore oppure no.

mercoledì 17 settembre 2008

Castillo, una notizia dentro la notizia

Il Lecce riconosce il sapore della vittoria e uno dei sigilli al successo ottenuto sul Chievo è posto da Castillo, artigliere che - ne eravamo sicuri - si districherà anche in A. E che ora si sta guadagnando i titoli dei giornali: anche in virtù del suo passato e della sua gavetta. Che sono una notizia dentro la notizia. In virtù, cioè del suo sgomitare in quinta serie: a Brindisi e poi a Lamezia, prima ancora di sbocciare a Gallipoli. E della sua ascesa costante. Il ragazzo, peraltro, non ha dimenticato quel suo passato. E le difficoltà burocratiche che, probabilmente, gli hanno rallentato la rincorsa nel calcio dei grandi. E, ovviamente, non ha cancellato la sua prima esperienza italiana, in riva all’Adriatico. Dove si è fortificato, inspessito, arricchito. E della quale, evidentemente, è orgoglioso. Anche questa è umiltà. Quella che serve per scalare i gradini del pallone.

martedì 16 settembre 2008

Il Monopoli è recidivo

Due gol al Gela. E poi il calo di tensione, gli errori, la rincorsa siciliana, il pareggio: fatti di domenica l’altra. Vantaggio ad Andria. Poi le distrazioni, la flessione e i due gol avversari: sviluppi dell’ultimo match. In sette giorni, il Monopoli si mortifica due volte, sprecando due risultati di prestigio, temporaneamente raggiunti al culmine di una lievitazione generale e vanificati da episodi che, evidentemente, episodi proprio non sono. Un solo punto contro i sei sfiorati: effettivamente poco. Geretto, il trainer, parla di ingenuità. Ma il primo imputato sembra il profilo caratteriale della squadra, che, però, sembra aver trovato la punta che segna spesso, cioè Ceccarelli. Forse ancora poco per un Monopoli che deve acquisire sicurezza, mentalità e continuità. Tre qualità che, una volta conquistate, potrebbero significare tranquillità.

lunedì 15 settembre 2008

Bari, quesiti irrisolti

Il terzo pareggio non trasporta il sogno, ma allevia le fatiche e scosta i timori. Il Bari raggiunge il Brescia nell'ultima occasione utile, al minuto novanta, traendo dal match meno di quanto la mole di lavoro indurrebbe a credere, ma senza riuscire a rispondere ai quesiti della vigilia. Cioè, continua a pungere meno del necessario, lasciando il compito a metà. Il progetto non si evolve, ma almeno non difettano la pazienza di rintracciare il gol e la generosità spesa per catturarlo. E di questo la gente, sulla tribuna e nelle curve, si accorge, applaudendo spontaneamente, a fine gara. Segno che la tifoseria crede sempre nitidamente ad un campionato importante. In attesa che lo faccia anche la squadra.

domenica 14 settembre 2008

Francavilla, crollo nel finale

Il Matera è fisicamente forte e tecnicamente armato. E’ agile e potente, assai navigato. E non si preoccupa di randellare, all’occorrenza. Offrendo una sensazione di opulenza. La candidatura alla C è assolutamente autorevole. Di fronte ai lucani (al di là di Albano e Chisena, è consigliabile seguire con attenzione Giroletti, uno che in mezzo al campo si sente), il Francavilla resiste per poco più un’ora, monopolizzando la fase centrale della prima frazione di gioco, all’inseguimento di un pareggio che si configura quando l’impresa sembra dcisamente ardua. La prova, sin lì, è generosa e anche di personalità. La gente di Francioso sa pure creare ed insistere, uscendo alla distanza. Le ingenuità individuali e la sopraggiunta inferiorità nemerica (cartellino rosso per Gallo prima e Morleo dopo) dettano però la disfatta, che è una disfatta innanzi tutto numerica e che non spigea il reale svolgimento del match. Il sette a tre subito in casa è uno score rumoroso e anche doloroso, che può disturbare soprattutto la tifoseria, conprensibilmente abbacchiata. La gara, tuttavia, va letta. Va letta la capacità di reazione. Va letta pure la circolazione della palla, a risultato ancora non compromesso. Sintomi confortanti: anche e soprattutto in previsione della piena disponibilità di Sergi (gol all’esordio), appena acquistato. Mentre Malagnino gioca sin dall’inizio, cominciando ad assorbire gli schemi. E vanno lette, infine, le difficoltà diffuse del pacchetto arretrato, poco convincente nella prima parte e dichiaratamente crollato nell’ultima porzione di gara. Certo, quando ormai non c’era più partita e il dislivello di forze mentali, di energie e di motivazioni si era fatto ampio, troppo ampio. Quando l’intero apparato di squadra si era sfilacciato, devitalizzato. Crollare così, comunque, fa male. E a qualcosa dovrà pur servire.

sabato 13 settembre 2008

Conte cambia il Bari

La prova numero tre del Bari (oggi, al San Nicola, arriva il temibile Brescia) sottintende qualche novità di formazione. A Conte, la squadra di Frosinone non è poi troppo dispiaciuta: parole sue. Però, non lo ha neppure confortato eccessivamente: «Ho un difetto, mi manca la pazienza. Adesso, potrebbero esserci avvicendamenti, in campo. A volte, insistere con gli stessi uomini è controproducente». Dunque, fuori Parisi: così sembra, almeno. E fuori anche Rivas. E, con loro, uno dei due ataccanti utilizati domenica passata. Riecco, infine, De Vezze, momentaneamente accantonato e un po' demoralizzato: anche perchè Donda è squalificato. Cambiare per capire, per migliorarsi: il messaggio è questo. Ma l'impressione è che, da qui in poi, il coach non baderà alla suscettibilità di nessuno: sempre che, qualche volte, abbia riservato cortesie. Il gruppo è avvisato. E non si scherza più. Il buon umore estivo può disperdersi. E non è giusto.

venerdì 12 settembre 2008

A quale Taranto credere?

E' la storia di sempre. Difficile credere al Taranto. Al Taranto alterno che sbatte contro Bassano e Juve Stabia e che sfiora l'ovazione a Foligno. Ma è innegabile che qualche variazione in corsa possa essere stata propedeutica alla causa della formazione di Dellisanti. Innanzi tutto, gli ultimi aggiustamenti del mercato estivo hanno sicuramente irrobustito l'organico. Che non era (e non lo è soprattutto adesso) povero, ma neppure carrozzatissimo e completo, dunque irreprensibile. E che, però, adesso si fregia di qualche alternativa in più: al di là dell'esordio felice di Micco, arrivato cinque giorni prima di andare in gol per due volte. Probabilmente, anche l'innovazione tattica (il 4-1-4-1) avrà apportato benefici: del resto, se il coach - concettualmente legato da sempre al 4-4-2 - avrà deciso di modificare l'assetto, un motivo ci sarà. Certamente, una settimana di lavoro in più nelle gambe avrà migliorato la tenuta atletica: e poi non ricordiamo squadre guidate da Dellisanti sprintare in partenza. Ovviamente, però, è meglio non fidarsi: nè del primo Taranto stagionale, nè di quello visto in Umbria. Ma è lecito appuntarne i progressi. E cercare di carpire qualche verità più avanti, magari dal prossimo impegno di campionato, che è un bell'impegno (allo Iacovone arriva il Benevento, ovvero una delle favorite del torneo). E chissà se il prossimo match sarà utile a capire se questa è una squadra su cui si può riporre affidamento. In una piazza che, non smetteremo mai di ricordarlo, è disposta a perdonare assai poco. E che però apprezza la gente che gioca anche e soprattutto con il cuore. Come a Foligno, appunto. Dove la vittoria creduta irrealizzabile è diventata sùbito facile e poi, con il passare dei minuti, sofferta. E sì, perchè il Taranto non possiede la fantasia del campionato passato e lavora per diventare quel collettivo che la precedente versione, quella di Cari, non è mai riuscito a diventare. O, se questo è accaduto, è avvenuto molto tardi. E, allora, se l'estro è un elemento lontano e la compattezza va ancora conquistata, serve anche il cuore. Quanto basta per regalare una settimana più lieve.

giovedì 11 settembre 2008

Improvvisamente Gallipoli

E' ancora molto presto, ma è facile pensare che, adesso, al Gallipoli cominceranno a chiedere sempre di più. Perchè è facile provare appetito, perchè sul campo sgomitano già orgoglio e resistenza, perchè questa sembra una squadra con cui immergersi nella battaglia. E poi vedere come va a finire. Perchè questo Gallipoli sembra aver acquisito velocemente la mentalità adatta alla categoria; perchè il trainer Giannini, da queste parti, gode di buona stampa. E perchè il collettivo sta progressivamente conquistando coscienza della propria tempra. Il Gallipoli, dopo due match, potrebbe persino aver individuato con sufficiente precisione il punto di fusione tra quantità e qualità. Ed è in testa ad un campionato in cui non era (e non è) obbligatorio imporsi. E, come scrivevamo, questo è un vantaggio non indifferente, psicologicamente parlando. Ma l'ambiente può (legittimamente) surriscaldarsi: è nell'ordine delle cose. E, allora, siamo curiosi di sapere come la squadra reagirà. E come il suo nocchiero, che non dribbla affatto qualsiasi supposizione sul futuro prossimo, ne garantirà il cammino. Se, domenica, contro il Foligno, dovesse arrivare il terzo successo di fila, si aprirebbe un palcoscenico particolarmente affascinate. E potremmo approfondire il discorso: con i numeri, si può.

mercoledì 10 settembre 2008

Quel Distante che conoscevamo

Mino Distante sta perdendo l'entusiasmo. Per motivazioni parallele e contingenti. Era una voce sotto traccia. Una voce che circolava. Sì, il suo Francavilla, appena tornato in D, si era fortificato con qualche elemento di categoria: ma mancava l'acquisto di qualità. Quello che avrebbe potuto migliorare il quoziente di affidabilità e pericolosità. La squadra, nel frattempo, si è classificata al secondo turno di Coppa, eliminando il Fasano. E si è presentata al campionato strappando con merito un punto dignitosissimo, ad Ischia. Dopo aver rischiato di vincere. Anzi, la vittoria non avrebbe neppure scandalizzato nessuno: con il vantaggio numerico, in campo, sarebbero bastate più personalità e maggior convinzione. Parole proprio di Distante, patron passionale e sufficientemente deluso. Che, a fine match, non ha risparmiato critiche pungenti a qualche protagonista del campo. Critiche che hannno preceduto di poche ore un rimescolamento nell'organico: e, allora, via Visciglia, cioè l'arrivo più reclamizzato della campagna di rafforzamento estiva. E dentro Michele Sergi, punta dalle virtù fisiche eccellenti e dall'esperienza ormai consolidata, e Giovanni Malagnino, laterale che ultimamente, a Noicattaro, non ha saputo imporsi, ma che vanta una tecnica di base assolutamente interessante. Innegabilmente, lo spessore della formazione guidata da Francioso, adesso, si alimenta. Ma, soprattutto, la prova del Francavilla sull'isola sembra aver risvegliato dal torpore il presidente: al quale, da sempre, piace vincere. Ecco il Distante che conoscevamo.

martedì 9 settembre 2008

Sette motivi di preoccupazione

Molto Matera, abbastanza Grottaglie. Ma, evidentemente, non quello necessario. Tre gol (sofferti) sono tanti: anche sul terreno di una delle forze unanimemente considerate tra le più attrezzate del campionato. E, allora, Del Rosso starà cominciando a cercare le motivazioni che spiegano il risultato ampiamente negativo, ancora prima delle difficoltà: che, sia detto per inciso, non sembrano inficiare quando la palla è tra i piedi di D'Amblè e soci. La prima, intanto, il coach l'ha già trovata, forse: in fase di non possesso, il collettivo permette anche quello che non è lecito. Ma altre indicazioni rafforzano il sospetto. Una per tutte: in due incontri (gli ultimi: in casa con il Brindisi, in Coppa Italia, e - appunto - a Matera) il Grottaglie affonda sotto il peso di sette gol, che determinano un divario netto con le avversarie e che, di fatto, lasciano trasparire una certa distanza tra le concorrenti più accreditate e una formazione considerata matura per provare a disfare la tranquillità altrui. Poco male, probabilmente: perchè anche questo torneo dovrebbe essere proprietà di altre realtà. Ma rimane un certo fastidio che arriva dai numeri. E la sensazione che, magari, qualche sforzo economico intrapreso dalla società avrebbe potuto coinvolgere un settore - il pacchetto arretrato - ritenuto privo di difetti. Ovvio: sono cose che si sanno sempre dopo. Ma che, probabilmente, potevano essere anche previste. Poi, magari, il tempo smentirà quel che appare. Ma, adesso, emerge questo. E con questo Del Rosso dovrà misurarsi. Attendendo avversari più abbordabili.

lunedì 8 settembre 2008

Brindisi, prima il risultato

Sì, il Brindisi c'è. Nel risultato, innanzi tutto. Il resto, poi, arriverà. Anche se la prestazione lievita gradualmente. E, se il secondo tempo di ieri è vagamente velato, nella prima parte del match la squadra di Silva impone i suoi ritmi, la sua fame, la sua forza. L'avversario di turno, il Pianura neopromosso, non è un avversario qualsiasi, ma ben carrozzato da una campagna di rafforzamento importante e dispendiosa: eppure, con il tempo, il Brindisi si arma di personalità, passa e insiste. Qualcosa, è vero, più tardi subisce: ma, se non altro, sembra essere già consapevole del proprio spessore. E questa è la prima vera risposta alle pressioni di una piazza che pretende. Pressioni che si traducono in una sola cifra: tremilacinquecento presenze sugli spalti del Fanuzzi sono una dote preziosa da non disperdere. Anzi, da premiare. E sono soprattutto una responsabilità da governare. Esattamente come il rettangolo di gioco.

domenica 7 settembre 2008

Primo derby, prime frizioni

Il Bitonto è tignoso e assai pratico, scorbutico. Ma ben sistemato sull'erba del Curlo, equilibrato e corto, quindi robusto. Quasi logico che il Fasano, all'esordio nel torneo di D, si innervosisca e cominci a sbuffare. Soprattutto se lo score è già infelice dopo soli quattro minuti di calcio giocato. La squadra guidata da Maiuri, diciamola tutta, paga il cattivo schieramento della linea di difesa e si trova ad inseguire senza possedere la lucidità e la continuità per farlo. Il calcio franco di Esposito è un episodio che riequilibra il risultato e che pulisce qualche macchia, ma che non risolve tutti i problemi. Perchè in questo Fasano difettano ancora la personalità e un po' di qualità in mezzo al campo, che significano manovra sgranata. E che, oggi, sono due ostacoli sulla strada della tranquillità. Quella tranquillità che, malgrado il punto ottenuto in trasferta, sembra non socorrere Ruisi, coach del Bitonto. Che, nel primo tempo, si stizzisce con i sostenitori di casa e, nel corso della ripresa, rilancia in tribuna una bottiglietta di plastica. Un professionista navigato, al di là della trance agonistica, non può, non deve.

sabato 6 settembre 2008

Maiorino, scorciatoia verso il futuro

Anche il talento deve crescere. E Pasquale avrà pensato che è giusto crescere il proprio lontano da casa, dove c'è spazio autentico e poche barriere geopolitiche. Dove il calcio è più a misura dei giovani: di quelli più interessanti, almeno. E più a misura del talento. Pasquale Maiorino, a Francavilla, in Eccellenza, è maturato e si è assicurato l'attenzione delle cronache, proprio nella passata stagione. Poi, il ragazzo è tornato a Taranto, dove è nato e dove ha cominciato ad applicare la sua tecnica sulla palla. E' tornato per una settimana, giorno più o giorno meno. La prima settimana del ritiro precampionato, a rimorchio della gente affidata a Dellisanti. Eclissandosi, però, sùbito dopo. Svanendo: nel senso letterale del termine. Ma ricomparendo in queste ore: solo per far sapere che, adesso, irrobustirà lo scacchiere dello Chaux de Fondes, serie B svizzera. Un club che, in quanto appartenente a federazione estera, nulla dovrà al Taranto, economicamente parlando. Nemmeno sotto forma di indennizzo. E' la via più breve e più comoda per aggirare le norme italiane e per svincolare i giovani più intriganti come Maiorino. Che, a gennaio -si dice - tornerà in Italia: a Vicenza, in B. Senza comportare nessuna spesa al clan berico. E preparando l'avventura nel calcio dei grandi: che dovrà sfruttare. Calcio dei grandi dove sarebbe potuto approdare anche passando per il Taranto. Oppure no: perchè conosciamo la radicata idiosincrasia, sui due Mari, a valorizzare gli emergenti indigeni. Che, poi, è un'idiosincrasia congenita, cromosomica. Al di là delle gestioni tecniche e di quelle societarie. Che potremmo definire, altrimenti, mancanza di coraggio. E scarsa lungimiranza. Proprio per questo, la scelta di Maiorino è la migliore possibile. proprio per questo, dal suo punto di vista, è la scelta più giudiziosa. Anche per questo, il fatto costituisce l'ennesima sconfitta del calcio di casa nostra. E, soprattutto, di Taranto e del Taranto, un club alla perenne ricerca di un'identità, di un progetto definito e futuribile. Anche per questo, è una storia da raccontare. In attesa che Maiorino, un giorno, ci racconti com'è andata. Per il momento, auguri.

venerdì 5 settembre 2008

Manfredonia, avvio felice

La prima tappa del cammino è confortante. Anche e soprattutto nel risultato. E la gioventù del Manfredonia sembra aver capito la strada. Fidarsi è una buona idea, ma diffidare è ancora meglio. Limitiamoci, dunque, ad annotare i progressi della squadra di D'Arrigo e a condividere le eventuali conferme che il campo vorrà affidarci. Il ricordo dello scorso campionato - quando i sipontini avevano cominciato a misurare la C1 per poi crollare alle prime avversità - è sempre vivo. E ammonisce. Ora come allora, del resto, il Manfredonia è una mistura di forze fresche: oltre tutto, assemblate un po' in fretta, a ridosso della competizione, sùbito dopo il verdetto della delusione, quella del mancato ripescaggio. Il derby di Andria (vinto domenica passata) potrebbe perciò significare poco. Ma può significare qualcosa in un'atmosfera di continuità. Anche perchè l'entusiasmo, da solo, non sempre può assistere. Però, nel frattempo, è giusto che si dica che il club persegue in quel progetto morigerato che ci siamo sentiti di condividere, malgrado l'impopolarità della retrocessione sofferta a maggio. Che un anno ammaccato, nonostante tutto, non è passato invano. E che insistere, talvolta, non è necesssariamente autolesionistico. Questo, al Manfredonia, lo dovevamo.

giovedì 4 settembre 2008

Ecco il Bitonto operaio

Il passato (prossimo) è andato e il presente coltiva esigenze differenti. Il Bitonto, si diceva, adesso risparmia. E guarda in casa propria: cioè alle potenzialità calcistiche del comprensorio, da cui ha abbondantemente attinto in estate. La nuova squadra segue un preciso (e impellente) indirizzo autarchico, dopo i pruriti e le spese dello scorso torneo. La filosofia societaria è cambiata: e qualcuno relega la formazione di Ruisi nel lotto di quelle che faticheranno per evitare la retrocessione. Qualche addetto ai lavori, invece, parla di un collettivo operaio, umile, ma adatto alla categoria. Per questo, siamo curiosi di spiare il Bitonto a Fasano, domenica, nella prima di campionato. E di seguirla con simpatia. Nella speranza di soddisfare un concetto che ci piace: non sempre è necessario spendere, per ottenere un risultato. Ma è sufficiente, talvolta, pianificare con buon senso, astuzia e intuito. Ovviamente, però, il verdetto arriverà più tardi. E, comunque, non prima di maggio. Non ci resta che attendere.

mercoledì 3 settembre 2008

L'esordio agrodolce del Bari

Quantità e anche discreta qualità. Ma penetrazione insufficiente, per quanto ideato: il primo Bari del campionato deve accontentarsi di un punto che non soddisfa e che, invece, solleva il morale della Triestina di Maran. Il posticipo del lunedì, certo, racconta di una squadra, quella di Conte, che si organizza, si attrezza, pensa, imbastisce. Molto più di quanto, sull'Adriatico, la gente era abituata a osservare, negli ultimi anni. Potrebbe bastare questo, per sorridere. Ma l'ambiente comincia a ospitare languori. E dodicimila persone sugli spalti significano pure qualcosa. E, allora, certe sensazioni del calcio d'agosto sembrano esatte, oggi: mancherebbe un finalizzatore di acclarate virtù balistiche. Perchè Barreto, nonostante la sua voglia e la sua verve, non è un artigliere potentissimo: ma una seconda punta, seppure di gran pregio. E Volpato, al di là del primo sigillo stagionale, deve dimenticare gli affanni recenti e immagazzinare esperienza. Senza contare che Cavalli, per un po', è out. La chiusura del mercato, intanto, ha regalato un altro attaccante, Colombo. Perchè il Bari non possa pentirsi di non aver osato.

Stendardo, un difensore per il Lecce

Il primo tempo confortante non basta. Ma è sufficiente un'ingenuità inenarrabile di Diamoutène, difensore troppo spesso disattento e ipervalutato dalla critica. Il Lecce, a Torino, nel match di esordio, crolla. E si fa male: ammaccandosi il morale, innanzi tutto. Scoprendo, con il passare dei minuti e con l'aggravarsi dello score (zero a tre), i suoi limiti atletici, fisici e, forse, anche mentali. E denunciando anche l'ancora non raggiunta affidabilità dell'organico. Che non si spari affrettatamente, però, sulla squadra di Beretta. E che, di contro, non si minimizzino i problemi affiorati in un mese di lavoro. Il Lecce deve maturare, fortificando la propria personalità. Riconoscendo che ogni errore agirà contro il suo stesso progetto. Anche per questo, la società ha provveduto ad ingaggiare, negli ultimi minuti di mercato, Guglielmo Stendardo, ovvero un difensore in più. A questo punto, serviva. Per riparare alcune valutazioni. E per ripartire con più sicurezza.

lunedì 1 settembre 2008

Dellisanti chieda: prima che sia tardi

Recentemente scrivevamo: fa bene il Taranto ad affidarsi alle strategie di Dellisanti, tecnico che conosce le cose del pallone e che garantisce il rispetto per il gioco. Ma non sappiamo se Dellisanti sarà premiato nella scelta di tornare ad allenare la squadra della sua città. In una situazione particolare. Molto particolare. Nel frattempo, la Coppa Italia è già stata salutata, senza gloria. E l'avventura del campionato è cominciata: male, con una sconfitta allo Iacovone. Ovviamente, chiuso al pubblico. L'organico non è propriamente completo. E i dubbi che circolano sono troppi. E, soprattuto in un ambiente come quello dei due Mari, roventi. Dellisanti, malgrado l'impasse, è moderatamente soddisfatto. Ma non si esprime su quello che gli servirebbe, per guardare al futuro con maggiore fiducia. Perchè, statene certi, qualcosa serve. Non si esprime: almeno ufficialmente. Ma ci auguriamo che lo abbia fatto sotto traccia, con i responsabili del club. Perchè il primo a cadere, se la situazione non migliorerà, sarà proprio lui. Cioè, quando si esaurirà anche il bonus di simpatia che la gente gli ha consegnato. E quando la società cercherà un responsabile. Questo è il calcio: perchè meravigliarsi?