sabato 30 luglio 2011

Flora, adesso Brindisi?

Il campionato di Eccellenza, per il Brindisi, presuppone una nuova struttura societaria, una nuova progettualità e pure un nuovo impegno economico, niente affatto trascurabile. Se non altro, perchè la piazza adriatica non si accontenterebbe mai di una partecipazione senza ambizioni nel principale torneo dilettantistico regionale. Che la precedente società, peraltro, ha conosciuto recentemente, a costi niente affatto trascendentali: tradotti, poco più tardi, nei disagi economici che hanno convinto la famiglia Barretta ad abbandonare il club nelle mani di Galigani. Eccellenza, cioè, significa dilettantismo di facciata, ovvero una navigazione che necessita di moneta contante. Superiore, non è una boutade, a quella che servirebbe per affrontare un campionato di serie D di decentissime fortune. Tutte cose che la nuova dirigenza avrà messo in conto e che Antonio Flora, quello che dovrebbe diventare il nuovo punto di riferimento del Brindisi, sa benissimo. E sì, perchè l’imprenditore barese, lasciata Fasano, si appresta a vivere una nuova avventura. Condita di slanci e promesse. Promesse che Flora non è abituato a disattendere, come testimoniano il suo passato e le sue affermazioni sportive. Ma che si nutrono non solo del suo stesso entusiasmo e delle sue stesse facoltà economiche. Flora, così come nelle altre piazze in cui si è fermato, intende metterci del proprio: purchè la città e altre forze imprenditoriali collaborino. Tangibilmente. Non è una richiesta, è una condizione. E l’ha fatto capire chiaramente, anche questa volta. Converrà ricordarsene. Per evitare che emergano certe disfunzioni organizzative: quelle che hanno intralciato il progetto di Fasano e, ancora prima, di Trani. Ma il momento della chiarezza è proprio questo: è bene che Brindisi, sin da ora, fornisca delle garanzie a chi investe da fuori. E che Flora si appropri delle garanzie che pretende, prima di partire. In caso contrario, il futuro è solo un campionato vinto o perso: ma, in ogni caso, senza senso.

Come non detto: le ultime notizie che arrivano da Brindisi allontanano Flora dall'Adriatico. E lanciano le idee di tre imprenditori locali, assistiti da un nugolo di sponsor attirati dall'amministrazione comunale. Cambiano i nomi (anche quello dell'allenatore e del diesse: da Ragno e Morisco si passa a Boccolini e Sensibile, pare), ma le problematiche e i concetti fondamentali rimangono quelli. La ricostruzione, cioè, non sarà indolore. E occorrono progetti chiari. E condivisi.

venerdì 29 luglio 2011

Eccellenza, ripartenza a diciotto

Le indiscrezioni che sfuggono dal palazzo della Federcalco pugliese avvalorano le previsioni. Il Brindisi, il nuovo Brindisi, è una realtà del prossimo campionato di Eccellenza. Che ritorna al punto di partenza, cioè al format di diciotto squadre. Applicazione scontata, ma non troppo, se si considera che l’Ostuni – appena declassato dalla serie D – non ha regolarizzato la propria iscrizione (la realtà del capoluogo, in questo caso, avrebbe colmato il vuoto lasciato del club della città bianca). Però, in via Pende preferiscono non sollevare polvere e guerre di cortili: dunque, dentro anche il Bitonto (la vincitrice dei playoff del campionato di Promozione) e dentro anche il Castellana, penalizzato nella fase successiva ai playout dell’ultimo torneo di Premier Leaugue pugliese. Tutti contenti, quindi: anche se il problema rimane irrisolto. Tanto che, già nel prossimo maggio, occorrerà tagliare vigorosamente con un numero suplettivo di retrocessioni. Le decisioni verranno ratificate la prima settimana di agosto, ma il quadro sembra delineato. E, intanto, il Comitato Pugliese della FIGC sembra essersi liberato, in maniera indolore, di un macigno pesante e troppo ingombrante. E di una situazione che avrebbe inondato di fango e parole le prime settimane della nuova stagione. Scegliendo la soluzione più comoda. Come dire: le rivoluzioni si compiono un po’ alla volta, quando si può.

mercoledì 27 luglio 2011

Taranto, deferimento inatteso

La giustizia sportiva è sempre più misteriosa: nei meccanismi, nelle intenzioni. Molto più che un tempo. Negli anni non ha semplificato le procedure: anzi, le ha intorbidite. La natura particolare della sua stessa struttura, certo, non aiuta: basti pensare che i margini di movimento sono ristretti, il regolare svolgimento dei campionati richiede urgenza e che il potere contrattuale della procura calcistica non può competere con quello della giustizia ordinaria. Secondo la quale, peraltro, l’accusa deve dimostrare il dolo. Mentre, per la magistratura del pallone, è l’accusato che deve dimostrare la propria innocenza. Eppure, qualcosa ci sfugge. Forse perchè non siamo giuristi e cerchiamo di ragionare sul binario della logica. Prendete l’ultimo caso del calcioscommesse: assieme ad altre società, coinvolte per davvero, è stato deferito dal procuratore federale Palazzi anche il Taranto. Non per responsabilità oggettiva, ma presunta. La società di via Martellotta, appena sfiorata dal problema, non è stata neppure formalmente indagata. E nessun tesserato del club jonico è stato ascoltato in sede di indagini. Eppure rischia qualcosa, ipoteticamente. Il delitto si è consumato in una domenica di marzo, nel mezzo del campionato appena trascorso. E il reato è aver vinto (tre a uno) allo Iacovone sul Benevento. In coda, cioè, ad una gara che altri avrebbero cercato di taroccare o che avrebbero gradito fosse taroccata: non per un tornaconto sportivo, ma per mero guadagno personale. Di sicuro, neppure la combine è certificata. Probabilmente, non si è neppure configurata. Ma la giustizia sportiva pretende un colpevole anche in mancanza di una colpa. Qualcosa non quadra, al di là dei cavilli giuridici. Che spaventano più dei fatti: come non ricordare ad esempio, il caso Potemza-Salernitana (dove paga chi vende, ma si salva chi compra)? Senza addebiti diretti, però, il Taranto è costretto a difendersi. Anche se il presidente di Lega Macalli invita a non disperare. Comunque vada, con il campionato in imminente partenza, questo è un fastidio che la squadra e la città avrebbero voluto giustamente evitare.

martedì 26 luglio 2011

Andria, Innocenti nel motore

Il Taranto si quadra. Il Barletta si rinforza. Il Foggia si rinnova. E l’Andria decide che è il momento di imparare a guardare più in alto. Con circospezione. E prudenza. Ma aggrappandosi a qualche idea più chiara. Innocenti, il nuovo artigliere che – ultimamente - sembra aver trovato molti estimatori in Puglia, è una di queste. Acquisto che, da solo, non basta a modificare il destino di una squadra e che, però, sottintende un programma più ambizioso. Non fosse altro per allontanare l’idea di un’altra stagione convissuta con le sofferenze. L’organico a disposizione del nuovo condottiero (Giuseppe Di Meo, considerato un emergente) non autorizza, oggettivamente, a sognare troppo. Eppure, il campionato di terza serie riesce anche a soddisfare le esigenze di quelle realtà che si affacciano alla competizione con un assetto robusto e, quindi, affidabile. La campagna di rafforzamento del club, Innocenti a parte, si poggia in sintesi sui contratti stipulati con gente affamata, che arriva dalla D (Tartaglia, Mucciante, De Giorgi, Meccariello), in cerca di riscatto (La Rosa, Cipriani) o di visibilità (Contessa, Manco, Arini). A fronte di partenze importanti (Sibilano, oltre a Di Bari). Parlerà il campo: ma, intanto, l’Andria potrebbe aver rinsaldato il suo rapporto con la C1. Operazione che, del resto, era l’obiettivo principale (e dichiarato) della società. Di sicuro, tuttavia, le rappresentanti di casa nostra (Andria compresa) appaiono interamente calate nel ruolo, che poi è complessivamente di rilievo. Non è un dettaglio trascurabile, con la recessione che stritola il pallone, soprattutto quello di provincia. E malgrado i desideri più intimi necessitino di cure puntuali, faticose e costose: che, in questo momento, si possono solo prevedere. Poi, sarà quel che sarà, tra fantasia e quotidianità. Mentre già galleggia una domanda: e se il campionato cominciasse a parlare un po’ più pugliese?

lunedì 18 luglio 2011

Il format e i dubbi dell'Eccellenza

Siamo sempre lì, un anno dopo. Il campionato di Eccellenza pugliese e il suo format rischiano di lacerare certi equilibri e di affossare il prestigio di Vito Tisci, numero uno della federcalcio barese. E, soprattutto, di scontentare di qualcuno: comunque vada. Ponendo, però, gli scontenti dalla parte della ragione. Tutti, indistintamente. Gli eventi, in sintesi: la premier league di Puglia, che avrebbe dovuto contare sedici formazioni alla partenza già nello scorso mese di settembre, è invece ripartita a diciotto squadre. Malgrado le buone intenzioni (la riforma del campionato) e le retrocessioni copiose (cinque squadre). A causa del Manfredonia (collocato d’imperio, dopo la radiazione) e del forzato ripescaggio del Maruggio (il torneo a diciassette non piaceva). Punto e a capo, allora. Con la promessa di riprovarci, da sùbito. La stagione appena trascorsa, quindi, emette i suoi verdetti: ancora cinque retrocessioni (Manduria e Maruggio in regular season; Lucera e Sogliano dopo i playout; il Castellana in coda allo spareggio post-playout), utili ad abbassare il numero delle concorrenti del prossimo torneo. Tutto bene, sin qui. Anche se al Castellana rode non poco: retrocedere in terza battuta fa male. Ma il regolamento è il regolamento: e tutti sapevano, sin dall’inizio. Il guaio grosso, piuttosto, spunta adesso. Il Brindisi (non ci sbagliavamo affatto, un mese fa) sta per diventare il Manfredonia dell’anno scorso: e la sensazione è che si iscriverà in Eccellenza. La federcalcio barese, peraltro, non può opporsi. Ma solo ratificare, accettare. Mugugnando, magari. Si gonfia ancora, però, il numero delle partecipanti al campionato che comincerà: siamo di nuovo a diciassette. La grande epurazione, la seconda consecutiva, si riscopre inutile. Come la precedente. Anche perchè, come dicevamo, il format a diciassette (già utilizzato in Lucania e in Sicilia, per esempio) continua a non riscuote simpatie. Nonostante offra al comitato di via Pende la strada più semplice. Unica soluzione, accedere al ripescaggio. Materia sulla quale incombe una lista prestabilita: alla cui vetta c’è il Bitonto, vincitore (sul campo) dello spareggio tra le vincitrici dei due gironi di playoff di Promozione. Che vanta, è bene chiarirlo, diritti indelebili. Sùbito dietro, poi, il Castellana: cioè la qunt’ultima classificata dell’ultima corsa di Eccellenza. Che, venendo a mancare ogni altro spazio, si ritroverà a recriminare ancora. Giustamente: perchè la sua retrocessione è stata scritta unicamente dalla necessità di riportare il campionato a sedici squadre (la salvezza, ai playout, è stata centrata: vale ripeterlo). Un nuovo format a diciotto finisce, cioè, per calpestare i diritti di un club condannato da un regolamento tradito. Tradito dalla realtà. Traducendo, il Castellana paga il dazio per una causa persa da altri. E chiede giustizia. Che qualsiasi concetto legato al buon senso gli concederebbe. Ma, adesso, spiegatelo al Bitonto: nessuno, in quelle contrade, capirebbe. Piuttosto, solo la contemporanea scomparsa di qualche società in difficoltà (ce ne sono, eccome) potrebbe risolvere la questione: liberando dal dubbio e dalla rabbia il Castellana, il Bitonto e, soprattutto, il Comitato Pugliese della FIGC. Lo scopriremo in questi giorni: ma sperare nelle disgrazie altrui è sempre il termometro dell’ultimo stadio.

domenica 17 luglio 2011

E il Barletta pensa positivo

Cinque acquisti, tutti in una volta. E alle porte del ritiro precampionato. Sull’Adriatico arrivano la punta Franchini, che piaceva a parecchi, Mazzarani, Angeletti e Pelagias: tutti dall’Atletico Roma, ovvero dalla terza classificata nello scorso campionato di C1. E poi Pane, portiere già in forza alla Cavese. Il Barletta sembra praticamente fatto: e coach Cari (alla seconda esperienza sulla panca biancorossa) accontentato. Partire con un organico completo, oggettivamente, è un vantaggio. Che proietta il club di Tatò nel cerchio ristretto delle pretendenti ai playoff, se non altro. E’, questo, un altro tassello di un progetto che si amplia. E che non può non tenere conto di un entusiasmo popolare che va rapidamente rassodandosi attorno ad una squadra considerata, già nella parte finale della stagione appena passata, di categoria. Il Barletta, dunque, lancia un messaggio inequivocabile. Pensando positivo. E cercando di sfruttare il momento: quando, in tempo di crisi, parecchi zoppicano, chi può prova ad accontentare l’appetito. E, se la concorrenza non sembra particolarmente agguerrita (poche società, oggi, possono sostenere ambizioni serie), perchè non approfittare?

sabato 16 luglio 2011

Taranto, ripartenza ponderata

Il Taranto riparte. Prima il saluto ufficiale alla propria gente (le tribune dello Iacovone si spalancano dopo un nuovo e breve isolamento), quindi il ritiro. La destinazione è interessante, ma nessuno lo confessa. Davide Dionigi crede nel progetto di D’Addario e ci riprova: questa volta, sarà più difficile: anche perchè il coach comincia alla pari con la concorrenza, senza un gap da recuperare. Il materiale su cui potrà lavorare è essenzialmente lo stesso del passato campionato, con qualche correzione. E, comunque, il club di via Martellotta continuerà ad operare. Non ci sembra un cattivo inizio: perchè non è detto che le rivoluzioni, nel calcio, portino automaticamente benefici. Rassodare, anzi, è meglio che reinventare. La proprietà, questa volta, non si è lasciata fuorviare dall’urgenza di imporsi: le esperienze, anche quelle più indigeste, servono sempre a qualcosa. Nessun atteggiamento schizofrenico: al contrario, un po’ di concetti ponderati. Bene così. I progetti si solidificano con calma, nel tempo. E poi la struttura che ha terminato con rammarico lo scorso torneo meritava fiducia e assicurava garanzie di un certo tipo. E un paio di innesti giusti potrebbero alimentarne seriamente il potenziale. In conferenza stampa, intanto, il tecnico si rifugia nella prudenza. Sa che non gli conviene caricarsi di responsabilità insostenibili. Sa che rafforzare l’illusione, a Taranto, è un pericolo mortale. Sa che viaggiare a fari spenti è molto più comodo. Ma immaginiamo pure che intuisca il senso della stagione che va ad affrontare. E che non potrà nascondersi più di tanto: la società e la città si attendono molto. Cioè, il meglio.

mercoledì 13 luglio 2011

La richiesta tardiva di Pupino

Non avevamo mai creduto che Antonio Pupino, presidente del Brindisi dalla metà del campionato appena passato, lasciasse titolo e poltrona gratuitamente. E, su queste colonne, l’avevamo scritto a gennaio, puntualmente. La richiesta di seicentomila euro (utile soprattutto a coprire l’ipoteca su un immobile della suocera dell'imprenditore tarantino, impegnato incautamente per consentire a Galigani di rilevare il club dalla famiglia Barretta) che tanto ha inorridito la piazza arriva però un po’ tardi. Quando è tutto ormai deciso. Quando la società adriatica è già praticamente esclusa dal professionismo. Quando, cioè, non esistono neppure i tempi tecnici per coordinare un’eventuale soluzione alla cancellazione della priorità acquisita. La morte annunciata del Football Brindisi 1912 verrà ufficializzata a breve. E occorrerà ricominciare da capo. Non dalla serie D, come avevamo previsto, ma dall’Eccellenza: purchè una o più forze imprenditoriali si accollino l’onere di restituire il pallone ad una città che, ultimamente, l’ha smarrito spesso. Ma che, altrettanto spesso, per inseguire il calcio dei grandi o, più semplicemente, per recuperare il tempo perduto, è costretta ad affidarsi ad avventurieri di passaggio. Pronti a promettere quello che non possono o che non vogliono. In un ambiente che insegue ancora i palcoscenici importanti: senza aver però realizzato che la natura economica della città, oggi come oggi, può garantire solo i campionati regionali. O, al messimo, il primo gradino dei dilettanti.

domenica 10 luglio 2011

La calda estate del Foggia

E’ accaduto parecchio, attorno al Foggia. Da maggio in poi, Zeman si è disimpegnato (approdando a Pescara, in B), Casillo e Pavone non lo hanno convinto a ripensarci, la rivisitazione della squadra si è avviata tra gli ostacoli (il nuovo coach che arriva dalle retrovie dell'Atalanta, Walter Bonacina, non dispone ancora di un organico ben definito e qualche trattativa creduta conclusa in realtà ancora non lo è, se consideriamo fondanti alcune dichiarazioni) e, soprattutto, la domanda di iscrizione al nuovo campionato di terza serie è stata accolta dal Palazzo con riserva. I detrattori accusano il presidente: che si vanta, invece, di possedere un portafoglio sicuro. Rilanciando. Il problema, riferisce Casillo, è la questione-stadio: che avrebbe impedito, di fatto, il parere favorevole degli organi di controllo federali. Si profila così, giorno dopo giorno, uno scontro dialettico sempre più duro con l’amministrazione comunale, proprietaria dell’impianto. Mentre il rapporto con parte dell’opinione pubblica non è propriamente sereno, come attesta un piccato e recentissimo comunicato stampa della società. Che, tra l’altro, ritiene di sentirsi minacciata anche da una parte della tifoseria organizzata. Niente male: e siamo appena a metà luglio. La stagione è sùbito difficile. L’atmosfera è pesante. Tante volte, un prologo affaticato come questo ha sottinteso un epilogo triste: chissà se a Foggia ci hanno mai fatto caso.