L’attesa silenziosa, certe volte, paga. Forse, solo perché i
requisiti per riemergere ci sono tutti. Come il palazzo del calcio, al momento
opportuno, certifica: rispettando le attese della piazza e ricollocando
burocraticamente il Martina dov’era, prima della retrocessione. Magari,
soltanto perché la strada è già sufficientemente segnata da argomentazioni
forti (lo stadio a norma, l’assenza di una massa debitoria preoccupante, i
trascorsi sportivi) che vanno semplicemente sostenuti da un’operazione
diplomatica robusta e tenace. Se ne parlava da tanto. E, alla fine, arriva: il
ripescaggio nella nuova terza serie zittisce tutte assieme le preoccupazioni
dell’ambiente (per le incognite che spesso si accodano ad un insuccesso
ottenuto sul campo e per l’apparente immobilismo di un’estate vissuta a
controllare il traffico) e il malanimo avvampato e mai sopito ai tempi della
gestione Cassano. Quando la
Fiorentina bypassò
il Martina, conquistando la B
a tavolino. E, più tardi, quando il vecchio patron decise di decapitare il
pallone in Valle d’Itria. Inutile girare troppo attorno, però: la rapidità di
esecuzione dei lavori di miglioria all’impianto di via della Sanità si sono
rivelati decisivi. Così come le garanzie assicurate da un blocco societario
ricompattatosi in fretta, con intelligenza. Pericolo serie D evitato, allora.
In quarta serie, diciamolo chiaramente, sarebbe stata tutta un’altra storia. Da
riappaltare con pazienza e con moneta contante: tanta. Da affrontare con un
certo fastidio e, probabilmente, scarse prospettive (altri club di quarta serie
sono avanti col lavoro e, invece, il nuovo Martina va ancora formato, anche se
il tecnico Cullo avrà certamente disegnato due programmi e due organici di
massima, uno per la C
e uno per il campionato interregionale). Ecco, in D il Martina si sarebbe
allineato con motivazioni limitate e ambizioni ridotte: un campionato di
transizione, per capirci. In terza serie, invece, sarà sufficiente salvarsi: e,
con tre retrocessioni su venti squadre, si può fare, muovendosi con oculatezza.
Pur partendo con un certo ritardo sui tempi. Perché, parlandoci chiaro, anche
questa volta sarà molto più agevole aggirare la retrocessione in D che
pianificare l’assalto alla C. Come accade da un po’ ormai. Sembrerà strano e,
chissà, lo è davvero. Ma è assolutamente così. Fidatevi.