sabato 25 giugno 2011

Dellisanti, ritorno alle origini

A volte ritornano. Da dove sono partiti. Dalla serie D, in questo caso. Franco Dellisanti, una vita spesa per il pallone, firma per il Trani, recentemente riaffidato alla gestione di Paolo Abruzzese, il presidente dell’interessante esperienza in C2, a metà degli anni novanta. Il patron, detto per inciso, ritrova stimoli e coraggio. E, immaginiamo, un interlocutore a Palazzo di Città. Rituffandosi in un ambiente che l’aveva fortemente deluso, ultimamente: non solo a Trani, ma anche a Ruvo. E concedendosi ai ricordi felici: come, appunto, Dellisanti. Il tecnico, cioè, che seppe condurre il Trani di un tempo da una retrocessione annunciata alle soglie dei playoff, in metà campionato. Con Dellisanti, peraltro, torna sull’Adriatico anche Tonino Borsci, il diesse: e, questa volta, con il beneficio dell’ufficialità (allora, il dirigente monteparanese operò nell’ombra). Foggia e Casillo insegnano: non si sa mai. Anche se l’assunzione di Dellisanti sacrifica la figura di Giacomo Pettinicchio, il timoniere della salvezza recentemente raggiunta dalla Fortis: una salvezza niente affatto agevole. Dalla C1 di Cava (giusto il tempo di arrivare, provare a riparare i guasti e retrocedere) o di Taranto alla quinta serie di Trani: sono tempi, questi, in cui è impossibile sottovalutare le proposte di lavoro, da qualsiasi parte arrivino. E poi il calcio di Lega Pro è, ormai, assolutamente inaffidabile. Meglio ritrovare vecchi amici e un programma già ben delineato: che non sottintende la promozione. Di sicuro, poi, il nuovo coach racconta una verità, in conferenza stampa: il dislivello tra gli ultimi gradini del professionismo e il primo campionato dei Dilettanti si è fortemente appiattito. Lo sosteniamo da tempo, del resto. E cominciano a farlo anche gli addetti ai lavori. Fa tristezza, però, vedere un tecnico dalle vaste potenzialità, alcune delle quali persino ancora inespresse, come Dellisanti riaccontentarsi del palcoscenico della serie D. Ma la realtà rende giustizia pure a chi, su queste colonne, ha già scritto di lui. E della sua incapacità di gestire una carriera che avrebbe potuto offrirgli molto di più. E i conti, allora, tornano.