lunedì 6 giugno 2011

Taranto, maledetto novantesimo

Il Taranto migliore prova a riparare i danni del Taranto peggiore. Sette giorni dopo, è un’altra partita, un altro approccio, un’altra autorevolezza, un altro passo. E’ anche un altro risultato: ma il successo di Roma non abbatte la precedente sconfitta allo Iacovone, di fronte all’Atletico. Ma la gente di Dionigi va vicina, troppo vicina, alla qualificazione per la finale dei playoff. Il desiderio massimo si arresta al novantesimo, prima che partano gli inutili minuti di recupero. Il tre a uno sin lì maturato basta: basta all’orgoglio dell’appartenenza dei duemilacinquecento fedelissimi accorsi al Flaminio, basta ad una squadra che sa forzare il risultato (sùbito, con Prosperi) e, poi, persino trovare il sigillo del raddoppio con Di Deo e, a otto minuti dalla fine dei giochi, triplicare con Guazzo. Il tre a due, invece, non serve:¨Padella, il più giovane dei laziali, trova il varco e archivia la pratica. Con grande dolore del Taranto, che già immaginano le scene conclusive con la Juve Stabia, l’altra finalista. Mazzata, mazzata durissima. Che la società sembra accogliere con realismo e filosofia. Così come la folla sulle tribune, che dedica ai suoi l’applauso di riconoscenza e rispetto, a fine match. Sul campionato, cala il sapario. Ed è un sipario triste. La fantasia è rabbuiata, sullo Jonio. Proprio adesso, però, chi può deve trovare stimoli ed energie per ripartire. E’ necessario ritentarci. Bisogna rialzarsi e operare. Rafforzare il progetto. Da sùbito. Prima che il disfattismo dei due Mari si risvegli.