martedì 4 giugno 2013

Barletta salvo, Andria giù

Il Barletta resta in terza serie. E l'Andria casca. Un po' era scritto. Succede spesso così, quando una squadra arriva al punto nodale della stagione nelle condizioni mentali, tecniche e atletiche migliori e un'altra, come quella di Cosco, all'ombra degli affanni, un po' scarica e infiacchita dai timori. Nello spareggio consumato in appena dieci chilometri, la gente di Orlandi si impone con sufficiente autorità: quella che serve a spiazzare ogni pronostico contrario e a trovare la strada giusta proprio negli ultimi minuti del match di andata (due a zero maturato attorno al novantesimo) e quella che sorregge il gruppo quando è opportuno salvaguardare il doppio vantaggio senza soffrire (anzi, la seconda manche si chiude con un altro successo: uno a zero). Nei centottanta minuti, il Barletta si dimostra, cioè, più e meglio inserito nel contesto, decisamente più credibile. Assicurando l'impressione opposta di quella offerta per tanti mesi: quella di una formazione fragile, incompleta e destinata a subire, sempre e comunque. Gli ultimi capitoli della stagione, intanto, promuovono il lavoro del terzo tecnico stagionale. Orlandi sembra aver compreso abbastanza presto il meccanismo di questo ingranaggio affaticato, riuscendo a distillare dal gruppo certe qualità comportamentali (la continuità e la capacità di gestire determinate situazoni, ma non solo) che nè Novelli (in due distinti periodi) e nè Stringara erano riusciti ad ottenere. L'Andria, di contro, paga quella patina di apatia che l'ha accompagnata negli ultimi due mesi: un'apatia cresciuta nella consapevolezza di non poter ambire compiutamente alla salvezza senza passare dai playout, nella certezza di aver dribblato in forte anticipo la retrocessione diretta e nell'attesa degli spareggi. Ma anche ingigantita dall'infinita querelle societaria che si è fatta, nel tempo, fastidiosa e per niente solleticata dallo scampato pericolo della maxipenalizzazione. Ecco, sì: l'Andria non ha saputo scrollarsi il proprio torpore, ha dimenticato di rinnovarsi nello spirito e nella mente. Rimanendo dov'era, tra le sue contraddizioni e i suoi enigmi, tra i propri problemi e le proprie ansie. Con rassegnazione.