lunedì 3 giugno 2013

Lecce, ora la finale

Il primo ostacolo, sulla strada della B, si chiamava Entella. Il secondo si chiama Carpi. Il Lecce mantiene gli onori e gli oneri del pronostico, obbidisce agli obblighi del blasone e va avanti nei playoff. E' ancora il favorito. Ed è ancora padrone del proprio destino. Certo: tentare la promozione in seconda battuta sa un po' di ripiego. Ma, dopo tutto, l'obiettivo di partenza è sempre lì, in fondo al traguardo: e, dunque, è ben concreto. La formazione appena affidata a Gustinetti, tuttavia, conferma di aver dimenticato la brillantezza di inizio stagione. Quella è storia passata, ormai: e brillante il Lecce non può esserlo, adesso. Nel match di andata della semifinale, in Liguria, si è persino spaventato. Riscuotendo, alla fine, un pareggio comodissimo. E, sette giorni dopo, cioè ieri, sull'erba di casa, si è imposto di misura (due a uno): senza però offrire di sé un'immagine irreprensibile. La squadra, a tratti, sembra usurata. Infiacchita nel morale e, forse, anche nel fisico. Da un campionato strano e dispersivo, ma anche da un'appendice alla quale Giacomazzi e compagni, mentalmente, non erano e non si sono probabilmente ancora abituati. Riteniamo che il nuovo coach si sia concentrato, negli ultimi giorni, sui risvolti psicologici del gruppo, piuttosto che sull'aspetto tattico. E immaginiamo che debba continuare a farlo, in prossimità della doppia sfida finale (prima si va in Emilia, quindi si replica in casa). Se il Lecce, come sembra, è abbastanza cotto, il tecnico deve semplicemente esigere, da chi va in campo, gli ultimi scampoli di energia e determinazione: svuotando completamente quello che c'è da svuotare. E basta. Gustinetti, cioè, non potrà ragionevolmente fidarsi troppo della superiore qualità tecnica e del più alto tasso d'esperienza del suo organico. Serviranno di più la risolutezza, la rabbia e, se volete, anche la dignità. Perchè, inutile girare attorno al problema, il Lecce arriva alla finale un po' ammaccato. E il Carpi discretamente bene.