Torneo faticoso, quello di Eccellenza. Ma, al
culmine della fatica, ecco la firma del Gallipoli. Cioè, la formazione più
continua del lotto. E quella meglio aggrappata al mai superato concetto di
solidità, abbinato ad una più che discreta cifra tecnica complessiva.
Assemblata per competere sino in fondo e scopertasi pienamente affidabile nel
segmento decisivo della stagione: quando, ad esempio, l’Andria spingeva,
recuperando il tempo perduto nel primo mese e mezzo del cammino. Mentre il
Casarano si lasciava confondere dalle sue stesse esitazioni e da un percorso
parallelo (la Coppa Italia)
assai allettante. E mentre il Mola, prima del cambio tecnico, si spegneva di
fronte alla possibilità di staccarsi dal gruppo. La serie D recuperata in riva
allo Jonio, così, appariva da sùbito come un premio alla programmazione
intelligente architettata dal presidente Barone e dal diesse Manta. E gestita
anche sul filo dei nervi, tra una polemica e un’altra: che la concorrenza
pativa e che il Gallipoli, invece, cavalcava sicuro. Quel Gallipoli che, un
mese dopo, si sforza di decifrare il proprio futuro. Lo stadio, che si rifiuta
di assicurare determinate garanzie, sembra il cruccio principale. E la
freddezza degli imprenditori del posto acuisce il disagio. Roba vecchia,
verrebbe da dire. Esatto: in questo spicchio di Salento il tempo sembra essere
passato inutilmente. Il presidente, in tempi di iscrizione al prossimo
campionato di quarta serie, non ha ancora deciso se saltare la barricata oppure
no. O meglio: le dimissioni sono formalmente rassegnate. E il titolo sportivo è
ufficialmente in pericolo. Anche se le cronache di ogni giorno ci raccontano
che il club, sul mercato, è vigile e particolarmente attivo. Particolare,
questo, che ovviamente si scontra con certe dichiarazioni e con i comunicati
diffusi. Di più: il Gallipoli appare disposto a investire quanto serve per
tutelare la categoria appena conquistata e per puntare anche a qualcosa di
meglio. Si rafforza, anzi, anche l’organigramma societario, con l’assunzione in
segreteria di Fernando Venneri: che, arrivando, lancia un messaggio. Barone,
dice, potrebbe rimanere dov’è. Basterebbe che qualcuno si avvicini al progetto,
con buone intenzioni. In pratica, quanto pochi anni fa, ai tempi della B, aspettava Giovanni Barba. Sappiamo tutti come finì: male, malissimo. E, se il
passato insegna qualcosa, il consiglio è di non costruirsi attorno troppe
illusioni. E di augurarsi un bluff di
Barone. .