giovedì 4 luglio 2013

Andria, un vestito tutto nuovo

Cadere dalla terza alla quinta serie in poco più di un mese è violenza pura. Ma, oggi come oggi, è la migliore soluzione possibile. L'Andria è retrocesso, in coda alla lotteria dei playout. Malamente. Ritrovandosi, oltre tutto, nel mezzo di un vortice pericolosissimo, cioè di una crisi societaria priva di spiragli. Di più: con la prospettiva di affrontare la C2 anche in piena recessione tecnica e psichica. E sì, perchè affrontare il prossimo campionato con l'handicap della forte penalizzazione (otto punti) maturata negli ultimissimi tempi e con il timore di doversi piegare ad una nuova decurtazione (due, tre punti?) sarebbe davvero troppo. A fronte, ovviamente, della ristrutturazione dei campionati che assicurerà la retrocessione in D della metà dei club della quarta serie che sta per partire. Meglio, molto meglio, aggirare l'ostacolo. Ci hanno pensato bene, ad Andria: l'iscrizione non è stata formalizzata, la società è già stata esclusa dal prossimo torneo di competenza e, se tutto andrà come deve andare, il pallone ripartirà da un titolo privo di debiti, pulito. Cioè dalla serie D: esattamente da dove la vecchia società sarebbe con tantissime probabilità finita, seppure con dodici mesi di ritardo. La nuova Fidelis resetterà tutto e non sarà angustiata da nessuna penalizzazione. E poi, male che vada, la serie D che verrà possiederà lo stesso spessore della C2 che sta salutando: ecco, non c'è davvero nulla da perdere. Ma, anzi, solo da guadagnare. Il calcolo è semplice, la gente ha capito e appoggia l'operazione. I regolamenti, del resto, consentono il travaso e la riforma della Lega arriva nel momento più opportuno. Non approfittarne sarebbe stato inconcepibile: onestamente.