domenica 14 aprile 2013

Bari, diciannove minuti di fuoco


Affonda e risorge, il Bari. Nello spazio di novanta minuti. O anche meno. Sotto di tre, rimonta e vince in poco più di un quarto d'ora: il quattro a tre della formazione di Torrente porta il sapore del match storico. Il Lanciano crede troppo presto di aver passeggiato al San Nicola. E il risveglio è scabroso. Gli abruzzesi affondano con facilità: e si ripetono. Il primo tempo accarezza l'undici di Gautieri e sbugiarda le amnesie di Caputo e compagni. Sembra una partita segnata: ma Sciaudone imposta la rincorsa, appaltata anche sulla rabbia e sul sacrificio. Gli accadimenti dell'ultimo sabato, tuttavia, ratificano la sensazione dell'ultimo mese: questa squadra ha riconquistato ardore, colore e vivacità. Continua ancora a complicarsi il cammino, appena può: ma il collettivo, adesso, è vivo e reagisce alle sollecitazioni. Talvolta, persino, riesce a riprodurre buoni scampoli di calcio. E, comunque, sgomita e ringhia: provando seriamente ad allontanarsi da quelle posizioni scomode che portano, nei migliore dei casi, ai playout. La parentesi buia potrebbe essersi esaurita qui, eppure è meglio non fidarsi delle apparenze. E ripiegare, piuttosto, sull'entusiasmo ritrovato da un gruppo che ha saputo combattere la recessione senza potersi appoggiare sulla comprensione altrui (la tifoseria è sempre un po' distante, la società anche). Sorprendendo, pure. Anche e soprattutto chi già scommetteva su un Bari disarmato e perso, senza più carburante e stimoli, senza prospettive. Ma, al contrario, in grado di toccare quota cinquanta, almeno sul campo. E, allora, chapeau: qualsiasi sia il responso finale.