martedì 9 aprile 2013

Taranto, squadra da derby

Bene il Monopoli, per i primi venti minuti: personalità, voglia e anche un po' di foga. Quella foga che, peraltro, sbarra la strada al vantaggio. Ma il Taranto non si apre, non si concede, resiste con pochi assilli e non sbanda. Con il tempo, anzi, si solidifica: facendo la sua gara, onestissima. De Tommaso, tarantino che gioca contro il club del suo passato, dei suoi desideri e, probabilmente, anche quello del proprio futuro, sente il match, anche troppo: E, con lo scorrere dei minuti, si confonde. Come si confonde, del resto, la manovra della formazione di De Luca. Poi, il gol. Quello degli jonici. Quello di Grieco, difensore giovane che studia per migliorarsi e per garantirsi la riconferma, cioè l'accesso al progetto che verrà: e che vuole il club bimare, sin da ora, protagonista del prossimo campionato. Quel gol che spacca la partita e la indirizza. Il Monopoli, chiaro, non ci sta. Riprende a giocare. A tenere palla. Costruisce anche qualcosa, ma non sa incidere. Non offrendo, però, mai l'impressione di poter pareggiare il derby. Che, così, finisce per regalare (forse, non aritmeticamente, ma ragionevolmente) la salvezza all'undici di Pettinicchio. Successo senza macchia, dunque. E senza paura. Vicedomini e soci, tra l'altro, confermano la propria perizia nelle sfide regionali (dopo le vittorie di Trani, Grottaglie e Brindisi, ecco anche quella al Veneziani). Mentre Lanzillotta e compagni distruggono un'occasione interessantissima per attaccare il Gladiator, ormai in seria difficoltà psicologica (un punto nelle ultime tre sfide: sembra in caduta libera). Ma il torneo continua: e tutto resta assolutamente possibile. Intanto, qualcosa si muove al lato del campo. A Monopoli (c'è un nuovo presidente, Mastronardi, e stanno per arrivare nuovi investitori) e anche a Taranto. Dove si rincorrono troppe voci. Neanche troppo tenere. E, probabilmente, costruite anche per ferire. Intanto, il vecchio presidente (Zelatore) si riaffaccia, lasciando intendere di voler riappropriarsi della poltrona di comando. Ma lasciandosi accompagnare da vecchie figure poco gradite alla piazza. Nardoni, attuale numero uno del club, rilancia: auspicando una convergenza di interessi. Nel frattempo, il barlettano Di Cosola, imprenditore interessato a sbarcare sullo Jonio, preme ancora e vorrebbe entrare in società, trovando la resistenza di una parte (o di tutta) la struttura dirigenziale in carica. Proprio nel momento in cui, appunto, si moltiplicano indiscrezioni maligne: così com'è, cioè, il Taranto non avrebbe la liquidità per puntare al professionismo. Di sicuro, tuttavia, gli stipendi sono coperti puntualmente  i fornitori soddisfatti di tutto. Non è accaduto spesso, in riva a Mar Piccolo. Adesso, comunque, si decide il domani. E troppe chiacchiere non aiutano. Anche per questo, l'ambiente deve stringersi: attorno al Taranto. Per scongiurare il ritorno verso il passato. Verso un certo passato, soprattutto. Che possiede determinati nomi e cognomi, magari.