Il Grottaglie prova a ribellarsi all’ineluttabilità
degli eventi, alla noia di un campionato già scritto, ancora prima di nascere.
E, per il campionato approcciato male (caduta pesante a Francavilla sul Sinni:
uno a cinque), si irrobustisce con qualche pedina più spendibile: Faccini,
Pisano e Prete, per fare nomi. Trovando, al contempo, l’assenso di Vincenzo
Pizzonia, tecnico sin qui non troppo entusiasta della situazione e che, proprio nel corso di questa settimana, firma la pratica di
tesseramento per poter occupare la panchina. Ma sembra comunque dura, troppo
dura. Il calendario, oltre tutto, non soccorre: al D’Amuri, dall’altra parte del campo, spunta il Bisceglie dei big
e delle ambizioni. Immediatamente frustrate, forse, dal match di esordio (pari
interno col Potenza, vantaggio sprecato), ma sempre vive e legittime. Il
calcio, però, è anche una somma di indicazioni, molto spesso. E il vantaggio
veloce degli stellati (Zotti su calcio franco) non stupisce. Indirizzando da
sùbito una partita già segnata. A parte Gallaccio, Anaclerio e Gambuzza, De
Luca utilizza il meglio di cui dispone: in mezzo al campo, con Lanzillotta, c’è
Guadalupi: come dire, l’atteggiamento è altamente propositivo. Il 4-2-3-1 di
partenza, del resto, si nutre della facilitazione di molti compiti e, appena
scocca il decimo minuto, pure del sigillo della tranquillità. Due a zero di
Patierno e partita praticamente congelata. L’Ars et Labor non possiede sostanza
e neppure troppa grinta. Magari, neanche eccessiva convinzione. Al 13’ i gol del Bisceglie sono
già tre: non c’è molto altro da aggiungere. Da adesso in poi, si gioca soltanto
per dovere. Gli ospiti giostrano in scioltezza, il Grottaglie assiste
impotente. Patierno sciupa un paio di palle invitantissime, ma non c’è danno. I
ritmi, peraltro, assecondano la squadra che sta stravincendo, costringendo a
rinviare qualsiasi altra analisi ad un appuntamento più credibile. Finisce uno
a quattro, anche perché gli ospiti si moderano: e per la gente di Pizzonia è
uno schiaffo che non ne agevola il processo di crescita. Un processo che resta strettamente
legato, si intende, ad un eventuale piano di rafforzamento. E pure robusto. Non
sappiamo, tuttavia, da quali risorse supportato. In caso contrario, sarà
un’agonia. Lenta e lacerante.