Una buona notizia: il campionato di
D sta per cominciare. Dopodomani, per la precisione. Così, almeno, cominceremo
a fare a meno di previsioni di calcolo, conteggi variabili, verbali di
agibilità, domande di ripescaggio, rinunce e regolamenti applicati per
convenienza. Questa storiaccia molesta delle promozioni a tavolino ci ha abbastanza
infastidito, sinceramente. Concetto valido per tutte le categorie: la B (il Novara non va bene, la
Juve Stabia neppure, il Pisa soccombe al fotofinish e, allora, affiora il
Vicenza, che inciampa nel realismo della gente comune), la C (che, solo da oggi, a torneo
già avviato, possiede la sua sessantesima concorrente) e la D (il Rieti presenta il ricorso
e sorpassa nell’ultima ora utile il Sondrio, che però ha già preparato valige e
squadra per la quarta serie). Ovvio, non ci costruiamo labile e patetiche
illusioni: della questione, purtroppo, si continuerà a discorrere ancora a
lungo: nelle aule di un tribunale, sportivo o civile, e sulle colonne dei
giornali, dei siti web, ovunque. Però, se non altro, si parte anche in D: con
tutti gli effettivi. Anche con il Taranto. Che, nell’enorme intrigo, ci è
entrato da protagonista: seppur in ritardo. Rinunciando, prima, a regolarizzare
la domanda, per una transizione societaria dilatatasi nei tempi e, dunque, per
una serie di operazioni tecnicamente difficili da mettere assieme in pochissime
ore. E, infine, ritrovandosi a inseguire il ripescaggio per la riapertura della
corsa (con il Vicenza in B, si è spalancato un nuovo spazio nel girone
settentrionale di terza serie), al fianco di Akragas – la meglio posizionata,
secondo la graduatoria generale di merito stilata in estate, ma priva di un
impianto a norma – e il premiato Arezzo. Quell’Arezzo che riesce a superare
indenne lo scoglio di una pratica creduta, almeno sui due Mari, carente sotto
un paio di angolazioni (lo stadio e il settore giovanile). E, probabilmente,
anche ben sponsorizzato dal pericolo di dover altrimenti inserire un club del
sud profondo nel girone più settentrionale d’Italia: un’eventualità che avrebbe
causato comprensibili fastidi, più che scompensi. Ma, in definitiva, anche la
società piazzata più avanti, rispetto al Taranto, nella classifica delle
ripescabili: se ci pensate bene, per quella gara di playoff vinta allo Iacovone a maggio. Immaginate, allora, i
rimpianti che si stanno coagulando in riva a Mar Piccolo. E quelli dell’Akragas
(e della Correggese): che, invece, alla lotteria di fine campionato sono
arrivati sino in fondo. Inutilmente. Tra un rimpianto e l’altro, allora, questa
serie D può salpare. Con il Taranto che dovrà attendere tempi migliori, dopo
una stagione di ulteriore rodaggio. Oppure attrezzarsi, per potersi misurare
con le più ambiziose del girone. Perché, così com’è oggi, non offre troppe
garanzie.