E’ squadra operaia, il Gallipoli. Un collettivo in cui ognuno, nessuno
escluso, coopera con l’altro. E in cui tutti si pongono al servizio del gruppo.
Una squadra che corre, si applica. Che sa sfruttare bene le corsie laterali.
Abbastanza rapida, quando occorre assaltare l’avversario. Destinata a durare
nel tempo, oppure no: non possiamo prevederlo. Ma, in questo momento,
legittimamente al potere del girone appulocampano di serie D. A punteggio
pieno. Il quarto successo stagionale arriva sull’erba di casa: la formazione di
Volturo si libera pure del Monopoli, facendosi bastare il gol siglato nel cuore
della prima frazione di gioco da Tedesco, attaccante ancora integro che
accorcia, pressa, fa salire la squadra e assicura movimento e movimenti. E lo score finale, se vogliamo, è persino
bugiardo, perché troppo stretto. Demerito, evidentemente, anche di un
avversario che, nel match, non entra mai. E che mai offre l’impressione di
poter raddrizzare la situazione. Che approccia la gara con morbidezza
eccessiva, perdendo il confronto nel mezzo (il dinamismo del solo El Kamch non
è sufficiente: in un 4-2-4 serve più sacrificio, da parte di tutti) e sulle
fasce, dove dettano legge Presicce e Negro. Mancano, al Monopoli, soprattutto i
suoi big, che si dimenticano di
prendersi le responsabilità del caso. Ma la gente di Passiatore delude anche
sotto pressione, dimostrando di soffrire le folate dell’avversario, che affonda
puntualmente. Forse, pure l’assenza fisica in panchina del tecnico (squalificato)
incide: manca la sua tensione vigile, la sua voce martellante. Il Gallipoli,
intanto, è lì, davanti a tutti. E con un vantaggio di tre punti sulla seconda,
ovvero la Fidelis Andria.
Numeri di spessore relativo, ma sempre indicativi. Ovvio, adesso viaggiare a
fari spenti si fa molto più difficile. Però, questa sembra una realtà che
alberga lontano dalla supponenza. Sin qui, è un particolare che è servito non
poco. Conservando questo spirito, oltre tutto, il Gallipoli potrà giocarsela
con tutti per un po’ di tempo ancora. E mettersi in prima fila per vedere come
andrà a finire.