Salvare il campionato, ancor prima
che cominci. In attesa di affidare titolo sportivo e squadra (si fa per dire:
per il momento, continua a lavorare un gruppo di ragazzi senza mestiere e senza
una guida tecnica certa e definitiva) a chi, meglio dell’attuale staff
dirigenziale, potrebbe reggere economicamente blasone e speranze. A chi, per la
verità, si è anche affacciato, spaventandosi non poco del quadro finanziario
del club. E rinviando, al momento, ogni decisione in merito: un’operazione
tattica che, oggi, sembra l’anticamera della fuga. Il Grottaglie sta morendo,
questa è la verità. Ma, stoicamente, il presidente D’Amicis e il suo entourage provano ad allargare i tempi
della resa: spedendo, appunto, quella manciata di ragazzi verso l’esordio di un
campionato che potrebbe, peraltro, interrompersi presto. E assai bruscamente. A
Francavilla, il primo match è, cioè, assicurato. Di fronte ad una delle
formazioni più solide dell’intero girone, il risultato di domani sembra già
abbondantemente sbarrato: non c’è storia, non ci sarà storia. Il divario è
netto, incolmabile. Bypassato il
punto di penalizzazione per un’eventuale rinuncia, però, il problema resta per
intero: non è detto che il Grottaglie possa ripetere l’impresa di presentarsi.
Ricalcando, a meno di un anno di distanza, il tramonto del Nardò: che, in
realtà, galleggiò un paio di mesi, prima di inabissarsi. Con quei ragazzi,
specifica il club, viaggerà anche il tecnico Pizzonia, che non ha ancora
firmato il tesseramento e che, quasi certamente, non andrà in panchina: come è
già accaduto in Coppa, contro il Potenza (sei a zero a domicilio). E che pure
si era eclissato, non più tardi di un paio di settimane fa. La stagione
dell’Ars et Labor nasce male: neppure prima del campionato appena trascorso e
di quelli precedenti la situazione era così oscura, deteriorata. Ma la speranza
resiste, ancora per un po’. Giusto il tempo che servirà a Tonio Bongiovanni ed
Elisabetta Zelatore, già massimi responsabili del calcio (e del volley)
tarantino per consegnare l’ultima risposta. Però, certe cifre antiche mai
sanate sono un macigno troppo ingombrante. I campionati passano, i giocatori e
i tecnici si accontentano (o zittiscono), le salvezze si collezionano, una
dietro l’altra: ma, alla fine, i conti non tornano e riemergono. E’ la
puntualità della matematica, sono le certezze del pallone.