martedì 15 marzo 2011

Il Lecce ricade nel vortice delle apprensioni

Rieccolo, il Lecce. Di nuovo lì, dentro il vortice, al terz'ultimo gradino, uno di quelli che porta alla B. Non che abbia mai guadagnato distanze ragguardevoli dal pericolo: ma gli ultimi risultati bui (e le contemporanee buone prestazioni degli avversari diretti, Cesena e Catania su tutti) costringono la gente di De Canio a doversi preoccuparsi seriamente del presente e del futuro e a confrontarsi un'altra volta con il malumore popolare. Il sit in di protesta della frangia più calda del tifo arriva in coda al match casalingo con il Bologna, perso abbastanza male. Dove la squadra si confonde in mezzo alle apprensioni e ad un nervosismo strisciante, diretta conseguenza di un approccio alla gara difficile, di una cattiva gestione dell’incontro e, ovviamente, del vantaggio felsineo. Il trainer rassicura la piccola folla, fuori dallo stadio: il Lecce è concentrato e unito e darà tutto, sino in fondo. Il momento più felice, però, si è frettolosamente dileguato. E si sono riaperte vecchie piaghe. Come quella del rapporto tra l'allenatore e Chevanton: nervoso, tatticamente indisciplinato (parole di De Canio) e sùbito sostituito. La ricomposizione della vecchia frattura, evidentemente, non era poi così salda. Eppure, proprio adesso, ogni frizione va limata. Non solo dentro lo spogliatoio, ma pure nell’ambiente tutto. Perché non è possibile che la piazza si sollevi non appena comincia a dire male. E non è possibile che la gente si plachi solo quando i risultati arrivano. Serve equilibrio, realismo. E, a Lecce, certi atteggiamenti tornano con puntualità disarmante.