giovedì 23 luglio 2009

Gallipoli, ore d'attesa

Ci sembra che la storia si sia abbondantemente incanalata nel binario dell’assurdità. Anche se un epilogo – dicono – è vicino. Anzi, vicinissimo: roba di ore, addirittura. La sostanza, però, non cambia. Del resto, è noto che il presidente Barba pretende rinforzi societari (aiuti economici, cioè). Ma la pretesa, riabbattutasi all’immediata vigilia del campionato, ha già abbondantemente condizionato la quotidianità del Gallipoli. In un momento in cui le squadre, già disegnate, cominciano a lubrificare gli ingranaggi. Ecco, appunto, il Gallipoli: ancora un intreccio sbiadito di situazioni informi. Privo di un progetto. O, comunque, di un progetto pubblicizzato. Tuttora senza guida tecnica (anche se Giannini, si dice, stia per prolungare l’avventura sullo Jonio). E senza un organico definito su cui puntare. Ovviamente, il ritiro d’inizio stagione non è stato neppure fissato. E, ovviamente, in prospettiva, cominciano a difettare garanzie tangibili. Non biasimiamo Barba, è chiaro. Ma ci lasciano perplessi i giorni lasciati svicolare invano. O meglio: l’inutile protrarsi di diverse trattative: con gruppi svizzeri, oppure italiani. Sembra, anzi, che il Gallipoli si sia ritrovato in B all’improvviso, senza volerlo. E, adesso, non sa come comportarsi. Invece no: il Gallipoli è stato costruito per vincere il campionato di terza serie. E di scalare la piramide: sin dall’Eccellenza. In sede di programmazione, il problema avrebbe dovuto essere affrontato. O soppesato. Probabilmente, il vertice del club non l’ha fatto. Oppure, inizialmente, ha sottovalutato la questione. Dimenticando, probabilmente, che il calcio gallipolino è rinato con Barba e di Barba si nutre. Perché non esistono alternative. E che, senza Barba, il Gallipoli navigherebbe ancora nelle paludi dei campionati dilettantistici. Esattamente dov’era, prima di acquistare il titolo sportivo del Leverano.