sabato 4 agosto 2012

Foggia, è serie D. Con enorme fatica

Perdere il professionismo significa, sùbito dopo, rincorrere il tempo che avanza, che sfugge. Vale per tutti. E vale ancora di più per piazze difficili (cioè storiche ed esigenti) e depresse (economicamente parlando) come Taranto e come Foggia. Mentre, però, sui due Mari si battaglia ancora (ansimado) per costruire un futuro in serie D, in Capitanata il pericolo dell'Eccellenza sembra scongiurato. L'iscrizione alla quinta serie è garantita, quasi al fotofinish. Non dalle forze imprenditoriali che operano sul territorio. Non dai gruppi o dalle cordate che si sono spartiti il palcoscenico sin qui. Non dalla fondazione sorta recentemente in sostegno del malato. Ma da un puzzle di assegni e donazioni popolari: insufficienti, comunque, a garantire iscrizione e fideiussione al primo campionato dei dilettanti. Condizione che ha praticamente costretto Davide Pelusi, un tifoso facoltoso con base a Milano, ad assicurare un bonifico di duecentocinquantamila euro. Parto travagliato, dunque. E soddisfazione robusta. Accade sempre così, quando la paura morde le coscienze. Ma la complicata gestazione di un salvataggio disperato non autorizza a sognare. Ci aspettiamo, con queste premesse, una serie D di duro realismo, fatica e transizione. Anche se il ritrovato entusiasmo sa accendere l'ottimismo della gente e ingentilisce le dichiarazioni degli addetti ai lavori. Un mese di complicati calcoli aritmetici, piuttosto, consiglia di attendere tempi migliori e di contenere le pretese. E, in mancanza di novità straordinarie, di calarsi nella nuova realtà: misera, eppure faticosamente conquistata.