giovedì 9 agosto 2012

Il Taranto e le sue anime diverse

C'è anche il Taranto, in D. Emanuele Papalia, cerimoniere della rinascita del pallone tra i due Mari, vince la battaglia contro lo scoramento, la confusione, la recessione e il tempo, assemblando una cordata composita di volenterosi, imprenditori e tifosi incalliti. Più a meno come a Foggia, il calcio riparte sotto la sguardo di facce diverse e sotto la spinta di culture sportive differenti. Basta affacciarsi sul progetto per capire che dentro abitano molte anime: c'è, appunto, Papalia, con il suo gruppo di fedelissimi (il nuovo direttore generale Borsci, per esempio, ma anche il vicepresidente Adriano Morales, ex calciatore del Taranto e tecnico, in passato, pure del Casarano, oppure Angelo Carrano). C'è Antonio Bongiovanni, ex patron della Prisma Volley, che sbarca per la prima volta sul tappeto erboso: portando in dote il nuovo presidente del sodalizio, che poi è la prima donna in assoluto ad occupare l'incarico in riva a Mar Piccolo (si tratta di Elisabetta Zelatore). C'è poi Fabrizio Nardoni, che proprio nei giorni precedenti all'avventurosa iscrizione del FC Taranto 1927 aveva cercato di costituire un nuovo soggetto sportivo in compagnia di Mino Colomba (ritiratosi frettolosamente e anche abbastanza misteriosamente dalla trattativa con il sindaco Stefano), per poi virare nuovamente sull'idea di partenza. C'è, inoltre, la Fondazione Taras di Andriani e Sostegno, pronta ad assicurare un po' di contante assemblato con abnegazione e caparbietà. Ci sono personalità almeno apparentemente slegate da qualsiasi schieramento, come l'avvocato Raffo. E c'è, infine, pure lo spazio per qualche rigurgito di passato. Ad Ermanno Pieroni, non troppi anni fa in cabina di regia di un club che non esiste più, sarebbe stata affidata la gestione tecnica di una società che deve ripartire dal nulla o quasi. Le conoscenze e il mestiere del manager marchigiano serviranno per scritturare in corsa un allenatore e i protagonisti della squadra che verrà. Compito arduo, a pochissime settimane dall'avvio del campionato e a pochi giorni dallo start della Coppa Italia (sarà sùbito derby a Grottaglie). Oggi, intanto, l'organico va letteralmente inventato. Campionato ad handicap, dunque: l'iscrizione al fotofinish, del resto, non promette mai molto di buono, a nessuno. Traducendo, campionato di transizione. Che il nuovo assetto societario farà bene a ufficializzare con parole chiare, trasparenti: evitando di trasmettere alla piazza qualsiasi illusione. Illusione che, presto, potrebbe trasformarsi in cocente disillusione. A fronte, soprattutto, di un girone (quello H della nuova serie D) che mette insieme pretendenti qualificati al salto tra i professionisti come l'Ischia, il Matera, il Bisceglie e il Brindisi. Non solo: il parto travagliato del nuovo Taranto potrebbe aver già consumato un po' di energie nervose. E l'esistenza, sotto lo stesso tetto, di molte anime è, di per sè, un rischio che va calcolato. O, se non altro, una situazione che va valutata con il passare dei giorni. E con il realismo che viene da un dato oggettivamente inattaccabile: il Taranto doveva rifiorire, non importa con chi e non importa come. Poi, accada quel che deve.