venerdì 10 agosto 2012

L'abisso del Fasano

Un passo dietro l'altro verso l'abisso. Eppure, è tutto pianificato. Lucidamente studiato. I tempi della C sono concettualmente lontani, ma cronologicamente ancora prossimi. Mortificati dall militanza nel campionato di Eccellenza, dove il Fasano ha navigato con poche fortune negli ultimissimi anni. Dopo il fallimento del vecchio simbolo e prima di rinunciare (è notizia di questi giorni) alla Premier League di Puglia. La nuova società, se nascerà, potrà ripartire a settembre dalla Seconda categoria: niente, per quella che è la storia del pallone in queste contrade. I vertici del club appena depennato dalla geografia calcistica regionale hanno optato per la soluzione più dolorosa, ma economicamente più logica: l'eutanasia. Troppi debiti, anche con l'erario. Seicentomila euro, si dice. Trascinatisi sin qui da qualche stagione. Impossibile tappare la falla: meglio chiudere e accettare il declassamento. Ovvero, riprendere il discorso con un soggetto sportivo nuovo e virtuoso. Se ne parlava, neppure tanto sommessamente, da più di un anno: e, adesso, il momento della rinuncia sa persino di liberazione. Sembra che anche la tifoseria organizzata abbia compreso per intera la gravità della situazione, avallando (o accettando con sufficiente serenità) la soluzione. Anche se il castigo è amaro. Avrebbe potuto ripartire dalla Promozione, il nuovo Fasano: acquisendo un titolo (Carovigno). Oppure affiancando quello del Pezze, espressione calcistica della frazione più grande dell'agro. Non ci è riuscito. Dopo Casarano, un'altra piazza di prestigio sprofonda. Il male non abita solo tra i professionisti: anche l'universo dei dilettanti si piega alla realtà. E l'impressione è che non sia finita qui. Tra dodici mesi, potrebbe toccare a qualcun altro: alla fine, si paga sempre tutto.