mercoledì 15 maggio 2013

Il Barletta e quel derby in più

Il pareggio insipido di Benevento, all'ultimo chilometro della stagione regolare, non dà e non toglie niente. Il Barletta conosce il suo destino da giorni interi. E la prospettiva dei playout non si modifica. Sarà spareggio: uno spareggio assai particolare, peraltro. Che si consumerà nei dieci chilometri di asfalto che separano la città da Andria. Derby di Puglia, derby per la sopravvivenza nella terza serie nazionale. Sfida piccante, anche se non propriamente ingestibile: perchè, tra le due società e le due tifoserie, non esistono astio consolidato e reciproche intolleranze. Però, alla fine, la felicità degli uni coinciderà con la profonda depressione degli altri: e non è impossibile ipotizzare che lo scontro potrebbe generare frizioni. Prima, durante e dopo. Comunque vada, comunque, da qua in poi saranno giorni duri, vergati da ansie, preoccupazioni e promesse. Il Barletta arriva all'ultimo confronto (che poi sono due partite distinte) vagamente rinfrancato dalla lievitazione tecnica, tattica e caratteriale scoperta proprio nel rush finale del campionato. In cui, si è già detto, il terzo tecnico dell'anno, Orlandi, sembra aver tratto dal gruppo il meglio possibile, disciplinandone i pregi e limitando il peso dei suoi difetti strutturali. Offrendo, al contempo, più ordine alla manovra e maggiore concretezza alle idee. Motivazioni e orgoglio, ovviamente, dovranno fare il resto contro un avversario che, teoricamente, è leggermente più dotato. E non solo dal punto di vista dell'esperienza: ovviamente irrinunciabile, quando si arriva all'incrocio decisivo. Non sappiamo se il Barletta, effettivamente, ai playout ci arriva meglio dell'Andria, oppure no. Saremmo persino tentati a sottoscriverlo, se il suo avversario diretto non avesse condannato, domenica scorsa, il Prato alla stessa lotteria dei payout, vincendo in Toscana un match che la formazione gestita da Cosco avrebbe anche potuto perdere: tanto, non sarebbe cambiato nulla. E se la Commissione Disciplinare non avesse dirottato quei punti di penalizzazione inflitti alla società biancazzurra alla prossima stagione: perché anche questi sono particolari che infondono forza, coraggio e buon umore. Comunque vada, giusto per ripetere un luogo comune, gli spareggi sono un'altra storia, che svicola dai pronostici e dalle analisi che il torneo ci ha guidati a rischiare. Eppure, di una cosa siamo sicuri: il Barletta, perché del Barletta volevamo innanzi tutto parlare, è la squadra che - oggi, tra le due - ha meno da perdere. Ed è anche quella che, più dell'altra, sembra aver raggiunto una certa continuità di rendimento. Non sarà molto: ma da questa stagione, amara per tutti, occorrerà pur trarre qualcosa, per provare a tutelare la categoria. E per guadagnarsi altri ventiquattro mesi garantiti agli immediati margini del calcio che conta.