mercoledì 12 febbraio 2014

De Luca e la comunicazione franca. Che non guasta


Insistiamo. Ma del Monopoli, adesso, bisogna parlare. Perché l’ambiente, a Monopoli, ora si è un po’ surriscaldato. Con una storia, quella del licenziamento e dell’immediata riassunzione del tecnico  De Luca, che parecchi non hanno digerito. Lasciandolo capire chiaramente: persino con una bomba carta lanciata dall’esterno all’interno del Veneziani, durante l’ultimo allenamento (fatto assai antipatico: esagerare non è bene). Con una storia che, per il momento, possiede un unico vincitore: il tecnico, appunto. Persona per bene, che lavora tanto e che, sin qui, in due anni e mezzo sull’Adriatico, ha ottenuto risultati evidenti. Che, talvolta, può aver fallito un obiettivo: ma che, nel computo generale, può essere considerato un ottimo investimento della società. Al di là di qualche inclinazione del carattere: spesso, ad esempio, si sente accerchiato e soffre un po’ la pressione mediatica (ma se, come crediamo, dovesse raggiungere anche categorie superiori, in piazze ugualmente o persino più prestigiose di Monopoli, dovrà necessariamente abituarsi alle controindicazioni del caso). E, in determinate occasioni, tende a parare il colpo, rilanciando: ovvero, minimizzando quello di cui l’opinione pubblica si accorge. Aprendo parentesi, De Luca – lo ripetiamo – forse non è riuscito, quest’anno, a dotare la sua squadra di quel buon calcio esibito nella scorsa stagione: è un’opinione, ovviamente: la nostra. Eppure, ritenevamo e riteniamo che, ancora oggi, malgrado tutto, il trainer di Castellana sia la persona più indicata a terminare il torneo. Se non altro, per aver costruito e ricostruito l’organico. Per conoscerne profondamente pregi e difetti. Per la sua capacità di modificare in corsa, tatticamente, la squadra. E, infine, per la labilità di un cambio di panchina a questo punto del campionato (qualche volta va bene, spesso peggiora la situazione). Detto per inciso, il suo esonero non scandalizza e, infatti, non ci ha scandalizzato per nulla: abbiamo visto e commentato di tutto, in trent’anni di calcio. E non ci ha scandalizzato neppure la decisione del club di reintegrarlo. Corretta, probabilmente, nella sostanza. Ma debole nella forma. Non è, questo, un problema di De Luca, ovvio: lo è, semmai, della società. Che ha preso in prestito una motivazione immediatamente ricusata, seppur non ufficialmente, dalla stessa squadra (questa è storia). Come la gente che tifa e vive la realtà quotidiana sa bene. Quella società che, evidentemente, sembra essere caduta in una buca: cose che possono accadere e che, puntualmente, accadono, anche a livelli più alti. Che, evidentemente, non ha saputo gestire un momento. Che, evidentemente, ha sbagliato il primo intervento (l’esonero) e non il secondo (la riassunzione). Che, attualmente, per questo e per altri motivi strettamente collegati si ritrova contro una buona fetta di supporters. E che, però, va sempre e comunque ringraziata per quanto ha saputo offrire alla città da quando si è costituita. Operando con serietà, dedizione e, tantissime volte, trasparenza. E’ bene sottolinearlo anche su queste colonne: dove, in genere, non si regala niente a nessuno. Del resto, nel ménage quotidiano di una società le problematiche pulsano. E gli errori sono un inconveniente possibile. Errori che, chi prova a commentare i fatti in profondità, è libero di poter evidenziare. Purché si affidi ad un garbo sostanziale e all’onesta intellettuale. Anche avanzare una o più ipotesi, è compito della stampa. E proprio le ipotesi spese nell’ultimo post di questo blog, ci risulta, non sono state gradite. Sia da De Luca, intervistato il giorno dopo da una televisone locale, che dalla società. Tutto assolutamente legittimo, ci mancherebbe. Queste colonne non sono il vangelo. E non vogliono insegnare niente a nessuno. Ma si sforzano, però, di capire. E di far capire qualcosa in più ai suoi dieci o quindici lettori. Non è piaciuto, soprattutto, il passaggio che riportiamo testualmente: «E’ accaduto qualcosa, per forza. Tipo: (...). Oppure: esistono dinamiche parallele al campo di gioco che pesano. E che non possono essere ignorate: di questi tempi, innanzi tutto. In cui le quote societarie possiedono diversi padroni». Parole che, sùbito dopo, hanno innescato la reazione di De Luca («mi rivolgo a tutti gli stupidi che pensano che il sosttoscritto sia tornato solo perchè possiede delle quote in società. Non esistono queste stronzate»). Il tecnico, però, deve aver letto tra le righe qualcosa che, di fatto, non è stata scritta. Provvedendo, probabilmente, a prevenire eventuali sviluppi concettuali sul tema: con una precisazione della quale, intanto, prendiamo atto. Peraltro, una comunicazione franca, senza filtri, non ci dispiace affatto. E, dunque, ben venga. Le parole, poi, vanno e vengono: e non ci offendiamo di niente. E poi, come lo stesso De Luca potrà convenire, confrontarsi, seppur a distanza, può sempre tornare utile. Per chiarirsi, laddove ce n’è bisogno. O per offrire all’opinione pubblica maggiori elementi di analisi. Ben tornato, allora.