Tra dicembre e gennaio, il Grottaglie ha immagazzinato più qualità
diffusa. E assoldato, anche numericamente parlando, la gente che può
trascinarlo alla salvezza. Persino senza passare dai playout. Pettinicchio,
poi, è un tecnico navigato, che sa assemblare il gruppo. Quattro successi nelle
ultime cinque uscite, infine, riconsegnano ottimismo, fiducia, speranza.
Riavvicinando il pubblico agli spalti del D’Amuri.
C’è un’aria diversa, dunque, attorno all’Ars et Labor del duemilaquattordici. E
lo scontro con il deludente Matera capolista sembra avvalorare certe sensazioni,
determinate prospettive: malgrado il risultato che esce dal match sia
fastidioso (zero a uno, i lucani accelerano e allungano su Marcianise e
Taranto), ancorché bugiardo. Di fronte alla formazione di Cosco, anzi, è
proprio il Grottaglie a farsi preferire. Per intensità, ordine tattico, gestione
della palla, quantità. Per un’ora buona e anche qualcosa in più. E’ la squadra
di Pettinicchio ad osare qualcosa in più. Con personalità. Il Matera, invece,
si affida al mestiere, ad un pragmatismo robusto e alla malizia: ma senza
brillare. Con un calcio un po’ opaco: redditizio, certo, però sbiadito.
Impermeabile nella sostanza, ma non troppo convincente: neppure in fase di non
possesso. Di più: il Grottaglie fa la gara e anche il gol che la decide.
Sbagliando porta. Botticini, proprio davanti a Maraglino, prova a precedere un
avversario, va in fibrillazione e si assume la paternità di una sconfitta
incongrua. Accade tutto a metà del primo tempo, ma tutti i minuti che restano
non bastano a recuperare il pari che, al di là dei torti e delle ragioni,
costituirebbe uno score di assoluta
utilità. Così come non serve la temporanea superiorità numerica: in undici contro
dieci l’Ars et Labor precipita in un’altra ingenuità individuale (Fumai
commette fallo da tergo) che finisce con il costare il ristabilito equilibrio
delle forze in campo e un’altra buona dose di chances. Se non altro perché proprio il trequartista barese,
operando tra le linee, sta disturbando non poco il traffico davanti all’area di
rigore lucana. Nell’ultima mezz’ora, così, il Grottaglie si scopre un po’ più
sfilacciato, meno pungente e pure meno lucido. Tiene ancora palla, ma perde
alcune coordinate. E, di conseguenza, il match. Ma non la fiducia, né la
speranza. O l’ottimismo. Anche un certo tipo di sconfitte, in fondo, rafforzano
la certezza di potersela finalmente giocare contro chiunque, ogni settimana. E
la caduta di ieri fa parte di questa categoria. Anche se altri due cartellini rossi
in novanta minuti (a fine gara Maraglino si pregiudica almeno un paio di turni)
lasciano credere che il Grottaglie debba ulteriormente crescere: la permanenza,
del resto, passa anche attraverso il governo dei propri sentimenti e delle
situazioni. Non solo quelle di gioco. Lo stesso Pettinicchio concorda, tra
amarezza e fatalismo. Non fosse per questo, probabilmente, calerebbe sin d’ora
le mani in tasca, tastando il traguardo. Senza troppi dubbi.