martedì 11 febbraio 2014

Disfatta nel derby, a Monopoli si cambia

Cambiano i protagonisti. E, talvolta, anche i sistemi di gioco. Ma il calcio del Monopoli, in questa stagione, è assai meno brillante di quello praticato dodici mesi fa. E’ una costatazione: insindacabile. Malgrado l’organico abbia l’obbligo di pretendere il meglio da se stesso: anche in virtù della corposa rivisitazione maturata tra dicembre e gennaio. La squadra di De Luca, certo, si ritaglia spesso belle cornici di gioco e, alcune volte, risultati persino brillanti. Per poi lasciarsi puntualmente travolgere da cali di tensione sospetti, che ne frenano il passo. Come, recentemente, a Bisceglie. Come a Taranto, più in là nel tempo. Come a San Giorgio a Cremano, agli albori del torneo. Come in altre occasioni. E come domenica, a Brindisi. Nel derby più atteso e sentito dalla propria tifoseria, anzi, il Monopoli crolla. Quattro a zero è score pesante. Che intralcerebbe la serenità di chiunque: figuriamoci, allora, se non disturba proprio in riva all’Adriatico, dove le fibrillazioni non mancano mai, quando il campionato non procede come dovrebbe. Caduta disarmante: proprio nel giorno in cui il Brindisi saluta l’arrivo in panchina di Marcello Chiricallo, l’ex che riesce a bloccare la saggezza di Lanzillotta e ad irretire le idee di una squadra già di suo un po’ timida. Tra gli osservatori, c’è chi parla apertamente di vergogna. Mentre il tecnico, davanti ai microfoni, ancora una volta minimizza le esitazioni del gruppo, rivendicando qualche merito che la realtà, invece, non riconosce. E, sùbito dopo, la gente che tifa, bloccata a casa da una nuova misura restrittiva, accoglie la comitiva, al rientro, con una contestazione ferma. L’atmosfera comincia a bollire. E, allora, la società comincia ad interrogarsi. Il lunedì è, solitamente, il giorno della riflessione. Ma, a Monopoli, è il momento di riunirsi. L’esonero di De Luca è il provvedimento più gettonato, in sede di previsioni. E così è, infatti. Il derby di Brindisi rappresenta il punto di non ritorno. Perché, al di là del risultato, immalinconiscono alcuni atteggiamenti della squadra. Per dirla tutta, anzi, il tecnico di Castellana sembra pagare quella mancanza di coraggio che, spesso, in trasferta, ha scavato la distanza dal successo. In un campionato ancora molto aperto e, dunque, meritevole di qualsiasi operazione che possa agevolare il futuro prossimo. La società, di fronte alla brutalità degli eventi, supera peraltro qualche comprensibile divisione emersa tra le varie anime che la compongono. Ma, assicura, non corre dietro i voleri della piazza: che in larga parte, ormai, aveva scaricato De Luca. Forse, anche per quel vezzo di nascondere certe verità così difficili da confutare.