lunedì 7 dicembre 2009

Brindisi, vince il cuore

A quattro minuti dalla fine può cambare il palcoscenico. E gli attori possono mettersi in salvo. Potere di una vittoria: che, sicuramente, non stravolge la classifica. Ma che può deviare il destino o il corso della storia. Perchè il mercato di riparazione sta per aprire e una società che vuole vincere deve pure inventarsi una soluzione. Partendo, forse, dall'idea più immediata: la sostituzione dell'allenatore. A quattro minuti dalla fine, il Brindisi torna a vincere. E lo fa contro il Catanzaro, indiscusso sovrano del girone. Digrignando i denti, con un rush finale dove comanda il cuore. Quello stesso Brindisi che, in campo, si presenta con gli stimoli giusti e che, però, finisce per imbottigliarsi nella sua stessa sete, nella sua stessa urgenza. Silva sceglie il 4-4-2 e, quindi, l'equilibrio: ma questo è un tipo di gara in cui necessita il guizzo, l'intuito. Moscelli lavora molto per la causa comune, ma non trova varchi per sè. E poi l'avversario (leader con largo vantaggio) è nelle condizioni di poter governare. Peggio: quando i ritmi si abbasano, il Catanzaro fa girare meglio la palla, alza la linea di difesa, intensifica il presing e anche l'intensità. Lasciando capire di essere più reattivo. O, semplicemente, dentro la partita. Anche se, alla conclusione, la squadra di Auteri non arriva mai. Ma proprio mai. Nell'intero arco dei novanta minuti. Cosa che, talvolta, riesce a fare il Brindisi: al quale viene ingiustamente annullato il vantaggio firmato da Da Silva. Però, il secondo tempo degli adriatici è più vispo. I calabresi rintuzzano, ma Trinchera e compagni ci mettono anche maggior quantità, riuscendo infine a passare. Sfruttando, forse, la cattiva gestione del momento o la difettosa lettura delle pieghe del match di un Catanzaro che si crede inattaccabile. E che, però (onore al merito) non si trincera, accettando il confornto aperto, sempre. «I ragazzi hanno saputo attendere», rivelerà Silva negli spogliatoi. Vero anche questo. Come sembra genuino quello spirito di gruppo che schizza quando serve, quando sembra scadere anche il tempo di pensare. Quando sono ancora vivi, in tribuna, i fotogrammi di uno dei fratelli Barretta che si alza nervoso e scappa via, a primo tempo ancora in corso. E i fotogrammi di quella sciarpa scagliata con rabbia, per terra. Molto più di un messaggio. Molto più di un indizio.