domenica 13 dicembre 2009

La libidine di Ventura

Puntare, colpire. E poi presidiare. Rischiando qualcosa, magari: ma è inevitabile. Come un penalty da cui difendersi. E che, però, la Juventus sciupa, con Diego. E, poi, ripartire. Cioè, giocarsela sino in fondo, come si augurava (e chiedeva) Ventura alla vigilia. Infine, affondare l’avversario. Coordinate di una notte da ricordare. Di un match da dedicarsi. Il Bari che si porta un gol avanti e che si fa raggiungere, che torna a condurre e che quasi si lascia riprendere, sprinta per bene e chiude l’anticipo di campionato sul tre a uno. Tutto bello, tutto vero. Tre a uno, risultato che azzera definitivamente l’appeal tra Ferrara e la gente che tifa in bianco e nero e che, invece, rinsalda il legame tra Ventura e la gente di Bari. Già, Ventura. «Alleno per libidine», aveva dettato poche ore prima della recita al San Nicola. E questa classifica è davvero una libidine. Guardare per credere. A metà torneo già sviscerato. Come dire: non è proprio una casualità. Quattro mesi di pallone fanno testo. E come. E possono essere tranquillamente analizzati. Per quello che hanno detto, sin qui. Ripartenze veloci, ma anche possesso di palla, idee chiare, predisposizione alla battaglia, freddezza e un po’ di coraggio: c’è questo ed altro, in una notte dal gusto particolare. Come la prestazione di Almirón, uno che arriva proprio dalla Juve e che cercava riscatto, soddisfazioni perdute, rivincite. «Il Bari ha legittimato la propria supremazia», chiosa il coach nella mix zone, a gara appena consumata. Parole chiare e forti. Anche questa è libidine.