mercoledì 18 luglio 2012

Il progetto del nuovo Taranto non decolla

L'iperattivismo di Flora spaventa la cordata di Papalia ed è tutto da rifare. O quasi. Il Taranto cerca ancora se stesso, un'organizzazione, una condivisione trasparente, un futuro. E attende ancora l'iscrizione ad un campionato: possibilmente, quello di D. Del resto, lo sapevamo: l'imprenditore barese è ormai abituato a fare calcio, solitamente non perde troppo tempo dietro ai dettagli e, soprattutto, vuole apparire in prima persona: determinando direttamente sui destini del club in cui va ad operare. Atteggiamento che, ovviamente, non può garbare a chiunque: soprattutto a chi si è speso in prima battuta per pruomuovere la resurrezione del pallone cittadino. Cullando, nei propri pensieri, altri nomi (per la panchina e i posti di comando) ed altre strategie. Il valzer delle proposte (incomplete), allora, continua. E spuntano altri nuovi soggetti: adesso sembra il turno di Francesco De Pasquale, ex proprietario del Montichiari, appena approdato a Mantova (così, almeno, si dice: ma, di questi tempi, chi può giurare su qualcosa?). Il regime di alta confusione, però, non giova. Con il tempo che scorre veloce, poi, la fibrillazione è destinata a crescere: e Taranto, che è piazza particolarmente umorale, può rimanerne travolta. Però, a dire il vero, Flora non si considera ancora fuori dalla lotta: rilanciando. Il problema, tuttavia, è anche un altro: manca un socio forte (Flora lo sarebbe), ma difetta pure la base (altre adesioni al progetto restano imprescindibili). E, con questi presupposti, non si decolla, non si parte. E si rischia pure di agevolare il compito di personaggi dal passato torbido che cominciano a soffiare assiduamente sul fuoco dell'incertezza.