domenica 15 luglio 2012

Taranto, corsa contro il tempo

Il tessuto economico tarantino è disastrato da tempo. Ovvio, allora, che persino l'iscrizione di scorta alla quinta serie sia obbligata a percorrere strade tortuose. Blasi e Giove, ex presidenti di epoche diverse, si sono persino dimostrati interessati a recuperare la vecchia poltona, ma non troppo. E un altro vecchio numero uno del primo club cittadino, Emanule Papalia, sta faticando non poco a mettere assieme il contante che serve per coprire le prime spese federali (trecentomila euro) e quelle occorrenti per allestire l'organico e pianificare la stagione che verrà. Traducendo, allo stato, non esiste ancora certezza di nulla. Anzi, no: D'Addario a parte, il grande colpevole di radio popolare è il sindaco dela città bimare Ezio Stefano, con l'intera l'amministrazione comunale che non possiede ancora una giunta, un mese dopo le elezioni. Colpevole di tutto e di niente, ma capro espiatorio comodissimo, utile a nascondere le falle e le miserie di una comunità in crisi, che non riesce a sopravvivere a se stessa e ai suoi problemi. Non preoccupatevi, però, siamo a Taranto: dove le responsabilità sono sempre altrui. E dove possiede credito solo chi sa apparire o chi si adegua ad ogni circostanza, inseguendo il vento favorevole. Chiusa parentesi. Papalia, però, sembra aver allertato nuovi possibili soci: da Bongiovanni, ex patron della Prisma Volley (cioè la Magna Grecia della serie A trasferitasi poi a Castellana), a una figura assai conosciuta nel microcosmo del pallone pugliese: Antonio Flora. Pronto, chissà, a completare (o a proseguire) il suo personale itinerario all'interno della geografia calcistica regionale. L'ultima esperienza, quella di Fasano, si è esaurita in fretta e senza soddisfazioni. Esattamente dove l'imprenditore di Acquaviva non sembra aver trovato una sponda, cioè un sostegno indigeno concreto, ovvero quella che ritiene la condizione essenziale per operare in profondità. Flora, evidentemente, non ama impegnarsi mentre il mondo osserva: e, magari, questa soluzione (più persone attorno ad un unico tavolo) potrebbe andargli bene. Ma, di contro, all'ex presidente del Barletta e del Trani piace offrire al club a cui si accosta un'impronta che passa assai da vicino alle proprie idee. In due parole: vuole costruire la squadra, affidandosi a uomini a lui prossimi. E, nel contempo, guadagnare visibilità anche al di fuori del calcio. Probabilmente, però, è ancora presto per parlarne: a Taranto, occorre prima riorganizzarsi. E non appare per nulla semplice. Anche perchè il tempo sfugge. Del resto, chiedere aiuto fuori provincia è sinonimo di disperazione. Cioè di liquidità scarsa.