lunedì 16 luglio 2012

La controtendenza del Bisceglie

L'epilogo migliore in Coppa Italia, quella dei Dilettanti. E l'automatica ammissione alla categoria superiore, cioè la D. Il calcio biscegliese vive il suo momento felice, alimentando gli appetiti della piazza: una piazza di tradizione, esigente e pure discretamente affamata, dopo diversi anni oscuri. Non è neppure un segreto che la proprietà del club (Canonico) è una delle poche realtà davvero virtuose del panorama calcistico pugliese, al momento. Significa che la società paga puntualmente (a anche bene), non lesinando sforzi per migliorare il suo status. Investendo con puntualità: sia in Eccllenza (la scorsa stagione) che in quinta serie. I primi affari di mercato, di questo mercato abbastanza povero e statico, sono importanti: si chiamano Di Matera (per chi conosce questi tornei è un nome importante) e Doumbia (ex Perugia, Bari, Andria). E seguono la conferma sulla panca di Nicola Ragno, tecnico assai quotato dentro i confini regionali. In due parole, sin da adesso, il Bisceglie sembra voler confermare la propria competitività anche nel campionato interregionale, concorrendo alle posizioni privilegiate. Guardando concretamente, cioè, alla possibilità di recuperare il professinismo perduto negli anni novanta. E procedendo, di fatto, in forte controtendenza. In un momento in cui le pugliesi della D vivacchiano (Trani), annaspano economicamente (Nardò, Grottaglie) o, addirittura, implodono (Casarano). E mentre altre realtà più titolate hanno rischiato tanto (Barletta), rischiano seriamente ancora (Andria, Foggia), oppure piangono copiosamente (Taranto). Ma è giusto pure che Bisceglie e il Bisceglie guardino avanti, con motivazioni e sogni: chi può, si accomodi. Purchè il progetto sia finalizzato a durare nel tempo, olre lo spazio di una o di un paio di stagioni meravigliose. Perchè è triste, ogni anno, sostenere le imprese di chi, a traguardi raggiunti, è costretto a prendere coscienza della realtà e cambiare strategie per necessità. Perchè la serie D o l'Eccellenza sono contesti ancora oggettivamente sommersi. Mentre il professionismo (quello ufficiale) è un'altra storia: con i suoi paletti e le sue costrizioni. Che, prima o poi, smascherano tutto. Senza sconti, per nessuno.