La salvezza, senza neppure passare dai playout (eppure creduti inevitabili, ad un certo punto), come una garanzia. Di un futuro. Poi, in estate, l'Andria avrebbe dovuto riprovare a programmare: dalla piattaforma della terza serie. Cioè, a risistemarsi: sotto il profilo societario, che era la priorità assoluta. E ripartire con fondamenta più solide. Via Fusiello (ancora proprietario delle quote, tuttavia), urgeva un nuovo comandante. E contante da utilizzare velocemente. Niente da fare. Invece, l'impossibilità di assicurarsi una fidejussione per la nuova stagione agosnistica rischia fortemente di invalidare lo sforzo (minimo) dell'iscrizione, già regolarizzata, e di cancellare il diritto acquisito. L'Andria come il Taranto: è l'equazione alla quale la tifoseria non vuole assolutamente pensare. Proprio la base, però, sta accorrendo in soccorso al blasone del club: la sottoscrizione popolare è l'ultima strada, è la mossa più disperata. Che, peraltro, non eviterebbe il punto di penalizzazione già guadagnato per non aver completato nei tempi federali la pratica: pochissima roba, comunque, di fronte al problema vero. La gente che si muove, intanto, diventa il paradosso della realtà: crederlo, in un momento storico come questo, è difficile. Un paradosso intriso di romanticismo, ma che immediatamente diventa uno schiaffo doloroso. Per tutti. Sempre più convinti che il pallone sta morendo. E che non ha futuro. Come non ha futuro un Paese che, dalla lotterie, è passato direttamente alle collette.